Il centrodestra ha ottenuto 334.000 voti mentre il centrosinistra ne ha ottenuti 321.000
In Sardegna vince il centrodestra ma governerà il centrosinistra
Un’analisi del voto delle elezioni per la presidenza della Regione Sardegna è doverosa.
La ritrovata vittoria alle urne di corto muso, dopo una serie di sconfitte ha dato benzina alla sinistra, che ha colto il trionfo alle elezioni regionali in Sardegna per lanciarsi in un esercizio di auto-convinzione che prevede di raccontare una narrazione che, come spesso accade, non coincide con la realtà.
L’amore tra il centrodestra e gli italiani è finito, gli elettori sono stufi dei manganelli, il vento sta cambiando e alle prossime elezioni europee la maggioranza verrà surclassata, insomma, i soliti vaneggi di Conte e Schlein.
In realtà lo scrutinio ha mostrato una situazione assurda anche se non del tutto inedita.
La coalizione che ha preso più voti (centrodestra) non ha vinto le elezioni.
Dal 1999, infatti, la legge prevede l’elezione diretta del presidente di regione, scelto non più dai componenti del Consiglio regionale in base ad accordi politici ma da cittadini e cittadine.
L’elettore, oltre a votare per un partito, alle regionali vota anche per il candidato o la candidata, e ciò che conta davvero sono appunto i voti che prendono i singoli candidati, chi tra loro ne ottiene di più, ha la garanzia di diventare presidente.
Ma di solito cosa succede? Succede che i voti ottenuti da un candidato e la somma dei voti raccolti dai partiti e dai movimenti che lo sostengono coincidono in maniera più o meno sostanziale, o comunque differiscono veramente di poco. In questo caso, invece, il candidato presidente della destra, Paolo Truzzu, ha ottenuto 328mila voti, quasi 6mila voti in meno delle liste che componevano l’alleanza di destra.
Nel caso di Todde è successo l’opposto, la candidata comunista, ha ottenuto 331mila voti come candidata presidente, circa 10mila in più di quelli delle liste a suo sostegno.
Cosa significa?
Molti elettori di Todde hanno scelto il cosiddetto “voto disgiunto”, cioè hanno votato lei come presidente, ma in realtà sostengono ancora la coalizione di destra.
La spiegazione è semplice, Truzzu non era il candidato migliore per il centrodestra.
Che non fosse granché amato, però, non era così difficile da comprendere.
Le graduatorie di Governance Poll realizzate dal Sole 24 Ore tramite sondaggi per misurare la popolarità degli amministratori in questi anni lo hanno sempre visto in fondo alla classifica, tra gli ultimi cinque o sei sindaci italiani.
Nel 2023, l’ultima disponibile, era all’84esimo posto, quartultimo tra i sindaci analizzati, con un consenso di appena il 43 per cento, 7 punti in meno rispetto a quelli con cui era stato eletto nel 2019.
Quindi, i sardi volevano ancora il centrodestra al comando, ma non gradivano l’opzione Truzzu, per questa ragione hanno ripiegato sull’altra opzione, quella “meno peggio”, quindi la “grillina rossa”.
Alessandra Todde avrà questa grande opportunità di dimostrare con i fatti che il cambiamento è possibile, speriamo faccia buon uso di questo regalo piovuto dal cielo della destra.