Marrano... Così i sardi lanciano una sfida
Marrano, se in Sardegna ti viene detta questa parola, preparati a dimostrare quanto vali.
Va specificato che è un termine particolare, non appartenente alla lingua sarda, ma che in Sardegna è tutt’oggi molto usato. A dirlo sono spesso i bambini, mentre giocano e si rapportano tra di loro, ma non è raro sentire questo termine utilizzato anche tra gli adulti.
Non proprio una tra le più belle parole della lingua italiana, in quanto si tratta di un termine utilizzato per disprezzare, utilizzata dagli Spagnoli nel medioevo, per indicare ebrei e musulmani convertiti contro il loro volere al cristianesimo, ma che nascostamente praticavano ancora riti e funzioni della loro religione.
Successivamente entra a far parte dell’uso corrente nella letteratura italiana, come termine per indicare chi non osserva le leggi della cavalleria e della cortesia, quindi una persona rozza o un traditore.
Oggi invece, è un’esclamazione che si rivolge alle persone che non non mantengono le promesse, o non si comportano correttamente.
In Sardegna però, questa parola prende tutt’altro significato, e si usa in linea di massima per indicare una persona debole o codarda, poco coraggiosa insomma.
La parola Marrano, Marranu o Marrau, è più che altro una sorta di sfida che viene lanciata, una provocazione a fare o dire qualcosa, a cui praticamente non ci si può sottrarre, se non si vuole essere etichettati come Marrano.
Per lanciare la sfida, i sardi usano dire: “Marrano a fare…” – “Marrano a dire…”, oppure per dimostrare di avere coraggio e di essere pronti a dimostrarlo “Prova a dirmi Marrano!” sempre in tono di sfida.
Ecco che in Sardegna una semplice parole diventa una sorta prova di forza, spesso usata nei momenti di sana competizione tra i più giovani.
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