Su Ladiri e le caratteristiche case in terra cruda della Sardegna
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Su Ladiri, i mattoni arcaici della tradizione sarda

In Sardegna, ogni cosa è legata a profonde e antiche radici, nell’isola coesistono e si integrano perfettamente passato e presente, e questo lo si nota in ogni luogo, in tutte le cose e anche nelle persone.

In ogni angolo della Sardegna, resistono al tempo e alle evoluzioni dettate dal progresso, tradizioni, riti, usanze e tecniche che si tramandano da millenni, che contribuiscono a rendere l’isola un luogo magico e affascinante, che spesso appare agli occhi del forestiero, come un mondo a sé.

Nel Campidano, si trovano diverse abitazioni caratteristiche della zona, costruite con particolari mattoni chiamati “Ladiri” o “Ladirini” realizzati con tecniche antichissime e materiali semplici e naturali.

Fino agli anni ’60 nei paesi del Campidano, era consuetudine costruire le abitazioni in ladiri, oggi questa antica tecnica edilizia e le cosiddette “Case Campidanesi” costruite con su ladiri, sono diventate un patrimonio storico, culturale e identitario della Sardegna.

COSA È SU LADIRI

Su ladiri è un particolare tipo mattone in terra cruda di piccole-medie dimensioni, che si realizza impastando terra, paglia e acqua, seguendo una specifica procedura.

COME SI REALIZZANO I LADIRI

In passato nei più importanti centri abitati del Campidano, erano numerosi i maestri artigiani che producevano i tipici mattoni di ladiri, abili e instancabili lavoratori dotati di grande maestria e resistenza fisica, chiamati Ladiraius.

Su Ladiraiu, seguiva un particolare procedura per produrre i ladiri, che prevedeva varie fasi:

  • La preparazione dell’impasto detta in sardo “sa scioffa” – La terra mista ad argilla veniva prelevata e sbriciolata, poi setacciata e mischiata a paglia tritata.
  • L’impastatura – Terra e paglia precedentemente mischiate, venivano amalgamate con l’acqua, con l’utilizzo de “sa marra” (la zappa) oppure schiacciando e amalgamando il composto con i piedi nudi.
  • L’assestatura – Una volta realizzato l’impasto, si versava, in dosi prestabilite, negli appositi stampi in legno chiamati “su sestu“, che generalmente avevano una misura di circa 10x20x40 cm, e si rifinivano lisciandoli nella parte superiore con le mani bagnate.
  • L’essicatura – L’essicatura durava più o meno  3 settimane e avveniva esponendo al sole le forme che venivano appositamente allineate secondo la proiezione dei raggi solari e lasciate essiccare.
  • L’impilatura – Terminata l’essicatura, i mattoni si accatastavano in apposite impilature in attesa di essere venduti.
L’ANTICO MESTIERE DE SU LADIRAIU

Alla figura de Su Ladiraiu, si deve il fascino architettonico di tanti centri storici dei paesi del Campidano, ma il lavoro di questi artigiani non era esente da particolari patologie e malattie, dovute proprio alle continue pratiche lavorative.

Il lavoro di Ladiraiu era un lavoro molto pesante che prevedeva una grande fatica fisica. Tra questi artigiani erano infatti molto frequenti casi di artrosi alle ginocchia ed alle mani, provocate proprio dalla lunga permanenza a contatto con il fango, sia per preparare l’impasto che per confezionare i mattoni.

SU LADIRI, UNA TECNICA ANTICA CHE GUARDA AL FUTURO

Le tecniche di lavorazione della terra cruda sono diffuse e utilizzate in tutto il mondo fin da tempi antichissimi, secondo dati dell’UNESCO, si stima il 30-40% dalla popolazione mondiale, vive in edifici di terra.

Un materiale largamente utilizzato in passato, poi caduto in disuso e sostituito dal cemento, ma mai dimenticato e ancora oggi molto apprezzato, per le sue proprietà termo igrometriche, ecologiche, e totalmente compatibili con l’ambiente.

In Sardegna, precisamente a Samassi, il 16 novembre 2001, è nata l’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda che conta 34 comuni del Campidano associati, con l’intento preciso di rilanciare, promuovere e valorizzare l’utilizzo della terra cruda nella filiera edilizia, e in Sardegna nello specifico il ritorno in chiave moderna, ma seguendo le antiche tecniche, dell’utilizzo dei mattoni in Ladiri.

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