Sa Mexina de s'ogu, un rito antichissimo tramandato dalla guaritrici sarde
Quando si parla di malocchio, in Sardegna si traduce in “ghettai s’ogu” oppure in “s’ogu malu“. Quando qualcuno è “pigau a ogu” – tradotto – “preso a occhio” come si dice comunemente nell’isola, si ricorre ad un antico rimedio, ossia “Sa mexina de s’ogu“.
Il malocchio in Sardegna, secondo l’immaginario collettivo di un tempo, era la conseguenza di un desiderio o di un sentimento di invidia, e veniva trasmesso attraverso un semplice sguardo. Il malocchio si poteva trasmetter anche involontariamente, bastava una lode, un gesto di ammirazione, che ogni persona normale poteva “ghettai s’ogu”.
Per questo motivo le donne appena nasceva un figlio lo facevano toccare da tutti coloro che lo guardavano, adottando la scusa di tenerlo in braccio, e se tra i visitatori c’era qualcuno che secondo la madre era capace di “ghettai s’ogu” appena questo si voltava, la madre sputava per terra tre volte per annullare il sortilegio.
Ancora oggi molte persone quando fanno un complimento, toccano la persona a cui lo stanno facendo proprio per scongiurare il malocchio e confermare la sincerità dell’apprezzamento fatto.
Sa mexina e s’ogu, conosciuta anche come “Sa mexina de s’ogu liau” o “Sa mexina de s’ogu pigau“, è un rituale che ha radici antiche, anzi antichissime, le sue origini si perdono in tempi lontani, e in antiche credenze pagane e religiose.
Nonostante tutto, questo è un rituale ancora molto praticato e soprattutto richiesto nell’isola, infatti si stima che ad oggi in Sardegna ci siano oltre 500 guaritori, per la maggioranza donne, ricercate proprio per le loro capacità di togliere il malocchio.
LE GUARITRICI
La guaritrice, chiamata in lingua sarda ” Sa maiargia” o “Sa Meigadora” è solitamente una donna.
La “medicina” viene tramandata quasi sempre alla donna più adatta della famiglia. Il più delle volte viene tramandata da madri o nonne alle figlie e nipoti, ma in alcuni casi viene fatta richiesta anche da donne al di fuori della famiglia di poter apprendere la pratica de sa mexina de s’ogu, e se la guaritrice ritiene che la persona sia adatta, insegna e tramanda le regole e le procedure del rito anche a persone esterne.
Non è raro che le guaritrici scelgano la persona a cui tramandare sa mexina de s’ogu in seguito a sogni premonitori o a sensazioni positive che le indirizzano verso la persona prescelta.
Una cosa è sicura, la persona scelta per tramandare sa mexina de s’ogu deve avere determinati requisiti, in questo caso doti sensitive.
Deve sicuramente essere una persona empatica ed equilibrata e avere anche una buona dose di razionalità e spirito di responsabilità, e una sensibilità nei confronti del prossimo fuori dall’ordinario.
Nonostante la maggior parte delle guaritrici siano donne, può capitare anche se in rarissimi casi, che la medicina venga tramandata o appresa da un uomo.
ROGOLE IMPORTANTI DE SA MEXINA DE S’OGU
Come già detto per essere una guaritrice bisogna essere delle persone responsabili, assennate ed equilibrate. Questo perché il “dono” deve essere gestito in una determinata maniera e secondo alcune regole ferree.
Regola numero 1 – La medicina deve essere trasmessa sempre da una persona più grande a una più piccola e mai il contrario.
Regola numero 2 – Le preghiere o formule apprese per eseguire il rituale dette in sardo “Is Brebus” non devono mai essere rivelate o condivise con nessuno, ma solo insegnate e tramandate alla persona scelta.
Regola numero 3 – Sa mexina de s’ogu si fa esclusivamente a titolo gratuito, mai sotto compenso economico, nemmeno su richiesta o insistenza della persona guarita.
Regola numero 4 – La medicina dell’occhio segue la regola del tre, ovvero non può essere fatta alla stessa persona per più di tre volte al giorno, e oltretutto prima che il sole sia tramontato. Se il maleficio è troppo potente e anche il terzo tentativo fallisce, bisogna ripeterla il giorno successivo o rimandare ad altre due persone esperte che la eseguano nella stessa giornata.
Regola numero 5 – Chi fa sa mexina de s’ogu, deve avere davanti la persona colpita o averla almeno vista in foto, in alcuni casi tiene vicino a sé un oggetto che le appartiene.
Regola numero 6 – Una volta terminato il rituale, la medicina viene somministrata “al malato” facendogli dei segni della croce nelle giunture e sulla fronte e facendogliene bere un sorso. Dopo di che, ciò che rimane deve essere gettato in un posto dove la persona colpita non passerà mai più in vita sua.
COME SI ESEGUE SA MEXINA DE S’OGU
GRANO, ACQUA E SALE – Il rituale viene preceduto dalla benedizione, ossia il segno della croce accompagnata dalla recita delle formule-preghiere conosciute come brebus, per ogni chicco di grano e ogni chicco di sale, in totale quindi per 6 volte.
Una volta terminata la benedizione si inizia il rito. In un bicchiere d’acqua, si buttano uno alla volta i chicchi di grano e chicchi di sale, entrambi seguiti dal segno della croce recitando le formule con una voce appena percettibile. Infine si osserva il contenuto del bicchiere, se i chicchi scendono sul fondo, il malessere è passeggero, se invece si forma una bolla sul chicco di grano e questo resta a galla posizionandosi in verticale, allora è certo che lo sfortunato è “pigau de ogu”. Quindi si procede eseguendo di nuovo il rituale, sempre seguendo la regole del 3, finché tutte le bolle saranno sparite.
PIATTO BIANCO, ACQUA E OLIO – Oltre a quella con il bicchiere, il sale ed il grano, troviamo la pratica più diffusa contro il “malocchio” che si fa con un piatto bianco acqua e olio.
In un piatto bianco contenente l’acqua, si versa dell’olio e se le gocce ne formano una unica non si ha il malocchio. Se invece al contrario si formano tante varie goccioline, si è “presi d’occhio”.
In questo caso è anche possibile sapere se è stato un uomo o una donna a lanciare il malocchio. Se le gocce sono maggiormente orientate verso destra è stato un uomo, se tendono maggiormente verso sinistra è stata una donna.
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