Un crocevia delle antiche rotte di navigatori e arena di contese di pirati e corsari e "forse"... custode di un tesoro
Il più bello dei 38 insediamenti nuragici di Quartu
Il Nuraghe Diana tra storia e leggenda
La leggenda della Capitana e del tesoro
Questa leggenda, rende il Nuraghe Diana ancora più affascinante e misterioso.
Attorno al nuraghe si vedono scavi e cunicoli non creati per mano di archeologi, ma di cercatori del tesoro del pirata saraceno Giacomo Mugahid che si diceva lo avesse sotterrato tra le mura del Nuraghe Diana prima di lasciare l’Isola, in attesa di tornare per recuperalo e riunirsi con la propria amata, chiamata poi la “Capitana”.
Mugahid non fece mai ritorno a Quartu e mai si è saputo se un tesoro sia stato davvero trovato, sopravvive però la leggenda, tramandata di generazione in generazione, lo spirito della Capitana vagante tra le mura del nuraghe a sorvegliare il tesoro nascosto e a scrutare il mare nella vana attesa di scorgere il veliero di Mugahid sulle acque del golfo degli Angeli.
Nel ricordo del suo amore la spiaggia sulla quale si affaccia il nuraghe verrà chiamata Capitana.
Benché si sappia che la Pirata Capitana non sia realmente esistita, alcuni affermano il contrario e persino ammettono di aver visto il suo spirito mentre si aggirava dentro il nuraghe, avvolto da un lungo mantello ornato di pietre preziose.
Negli anni ’60-70, bande di tombaroli violarono il Nuraghe guidati da un medium che prometteva loro di trovare il tesoro nascosto dai pirati, scavarono illegalmente, compromettendo in parte le stratigrafie archeologiche e recando danni al monumento.
Alcuni raccontavano che la Capitana legasse i visitatori indesiderati, facendo passare una catena all’interno di due grossi anelli.
Questi erano effettivamente presenti nel Nuraghe ma secondo gli archeologi si trattava di grossi anelli posti dai militari.
Ancora oggi la Pirata Capitana resta un personaggio radicato nella memoria quartese, tanto che più volte si è tentato di ricostruire la figura per testimoniare la sua esistenza. Parrebbe siano stati rinvenuti degli atti di compravendita ottocenteschi che segnalano la presenza di una certa acquirente che si firmava proprio con il nome di “Pirata Capitana”.
Il Nuraghe Diana non è solo ispirazione di leggende di pirati e tesori ma è anche testimone di sanguinosi scontri tra corsari, il promontorio ai suoi piedi forse non a caso si chiama is Mortorius, un nome sinistro a dispetto della sua bellezza.
Le vicende millennarie, di cui a buon titolo il nuraghe Diana è testimone, arrivano sino all’era moderna, durante la seconda guerra mondiale fu nuovamente una “guardiano” sul mare stavolta a protezione delle batterie antisbarco e antiaree mimetizzate sui ruderi di una vecchia tonnara.
Ai tempi spuntava dalla collina solo la torre principale del nuraghe che fu rinforzata per costruire una garitta.
Negli anni cinquanta, terminato il conflitto, iniziarono gli scavi che portarono alla luce un complesso nuragico trilobato dall’architettura unica regalata dagli antichi architetti, che il tocco della storia moderna non ha però scalfito.