Il Nuraghe Diana, la Pirata "Capitana" e il tesoro nascosto
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Un crocevia delle antiche rotte di navigatori e arena di contese di pirati e corsari e "forse"... custode di un tesoro

Il più bello dei 38 insediamenti nuragici di Quartu

Il Nuraghe Diana tra storia e leggenda

Quartu Sant’Elena vanta ben 38 insediamenti nuragici, tra cui spicca il magnifico nuraghe Diana, risalente alla metà del II millennio a.C. Questo nuraghe fu edificato con lo scopo di controllare il porto nuragico della zona.

Il complesso del nuraghe Diana si distingue per il suo progetto originale, realizzato con un’idea unica che ha visto la sua ideazione e costruzione contemporaneamente, a differenza di molti altri nuraghi, che venivano ampliati nel tempo, aggiungendo strutture alla torre centrale.

La tecnica utilizzata per la costruzione del nuraghe Diana resta un mistero. Essa dimostra un livello di competenza architettonica e stilistica sorprendente, con una ricerca estetica e un’audacia costruttiva che sfidano le leggi della fisica.

Particolare è la disposizione delle pietre: in alcune sezioni, quelle superiori sono addirittura più grandi di quelle inferiori. L’ingresso, invece, ricorda la tecnica usata per i dolmen, simile a quello della Tomba dei Giganti de Is Concias, situata nelle campagne di Quartucciu.

La leggenda della Capitana e del tesoro

Questa leggenda rende il Nuraghe Diana ancora più intrigante e avvolto nel mistero.

Intorno al nuraghe si possono notare scavi e cunicoli che non sono opera di archeologi, ma di cercatori di tesori. Secondo la tradizione, il pirata saraceno Giacomo Mugahid avrebbe nascosto un ricco bottino tra le mura del Nuraghe Diana prima di abbandonare l’isola, con l’intento di tornare un giorno per recuperarlo e riunirsi con la sua amata, conosciuta come la Capitana.

Tuttavia, Mugahid non fece mai ritorno a Quartu, e non si sa se il tesoro sia mai stato trovato. La leggenda, però, è sopravvissuta nel tempo, raccontata di generazione in generazione. Si dice che lo spirito della Capitana continui a vagare tra le mura del nuraghe, proteggendo il tesoro nascosto e scrutando il mare, nella vana attesa di vedere il veliero di Mugahid solcare ancora una volta le acque del Golfo degli Angeli.

In onore di questo amore perduto, la spiaggia che si affaccia sul nuraghe prese il nome di Capitana.

Sebbene sia risaputo che la Pirata Capitana non sia mai realmente esistita, alcuni sostengono il contrario, arrivando persino a dichiarare di aver visto il suo spirito aggirarsi all’interno del Nuraghe, avvolto in un lungo mantello decorato con pietre preziose.

Negli anni ’60 e ’70, bande di tombaroli violarono il Nuraghe Diana, guidati da un medium che prometteva loro di scoprire il tesoro nascosto dai pirati. Questi scavi illegali danneggiarono parte delle stratigrafie archeologiche, compromettendo il monumento.

Si racconta anche che la Capitana avesse l’abitudine di imprigionare i visitatori indesiderati, legandoli con una catena passata attraverso due grandi anelli presenti nel nuraghe. Tuttavia, secondo gli archeologi, quegli anelli erano stati installati dai militari.

Nonostante la sua inesistenza storica, la figura della Pirata Capitana rimane profondamente radicata nella memoria di Quartu Sant’Elena. Più volte si è cercato di ricostruire la sua identità, e sembra siano stati trovati atti di compravendita risalenti all’Ottocento, firmati da una donna che si faceva chiamare proprio “Pirata Capitana”.

Il Nuraghe Diana non è solo fonte di leggende su pirati e tesori, ma anche testimone di violenti scontri tra corsari. Non a caso, il promontorio ai suoi piedi è chiamato Is Mortorius, un nome cupo che contrasta con la bellezza del luogo.

Le vicende storiche di cui il Nuraghe Diana è stato silente testimone si estendono fino all’era moderna. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la sua funzione di “guardiano” si rinnovò, questa volta per proteggere le batterie antisbarco e antiaeree, nascoste tra i ruderi di una vecchia tonnara.

All’epoca, solo la torre principale del nuraghe emergeva dalla collina e fu rinforzata per ospitare una garitta. Negli anni cinquanta, con la fine del conflitto, iniziarono gli scavi che rivelarono un complesso nuragico trilobato, caratterizzato da un’architettura unica, frutto della maestria degli antichi costruttori, intatta nonostante il passare del tempo e gli interventi dell’era moderna.

Come arrivare al Nuraghe Diana

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