Il Pozzo sacro Sa Testa, un posto magico a pochi minuti da Olbia
Il Pozzo Sacro Sa Testa è uno dei monumenti più caratteristici della città di Olbia. Facilmente raggiungibile e con accesso libero.
Il sito fu oggetto di indagine archeologica nel 1938, ad opera dalla Soprintendenza per i Beni archeologici, e nel 1996 la struttura fu restaurata, ad oggi risulta gestito e ben curato, e con il tempo è diventato un’attrazione di grande richiamo per gli appassionati di archeologia e, in particolare, della cultura nuragica.
Realizzato in blocchi di granito, è composto da un cortile circolare, dal vestibolo, piccolo ambiente di raccordo tra il cortile e il pozzo. Per raggiungere la sorgente sacra è necessario percorrere i 17 gradini che la separano dell’ingresso del pozzo.
Il pozzo sacro di Sa Testa, ha una lunghezza totale di 17,47 m, che comprendono un cortile circolare, un ingresso trapezoidale, una scala e una thòlos, che racchiude la fonte.
Questo, era un luogo in cui veniva praticato il culto delle acque sorgive, e dove sono stati rinvenuti numerosi reperti, come per esempio dei bruciaprofumi di età punica.
L’esatta cronologia del monumento non è rilevabile con precisione a causa del suo uso continuato sino in epoca romana. La datazione delle forme più antiche resta tuttora incerta, ma sembra comunque confermare la contemporaneità con gli altri esempi di pozzi sacri rinvenuti nell’isola, tra la fine dell’Età del bronzo e la prima Età del ferro.
L’utilizzo del pozzo sacro Sa Testa in tale epoca sarebbe dimostrata da numerosi reperti rinvenuti durante gli scavi, tra cui frammenti di tazza e da alcuni oggetti in bronzo.
Non solo utensili utilizzabili nella vita quotidiana, ma anche oggetti ornamentali di uso personale, come un braccialetto a nastro, un piccolo anello, un ago a spirale e un piccolo pugnaletto “ad elsa gammata”.
Il pozzo inoltre, ha restituito numerosi reperti riferibili all’età nuragica, punica e romana (ceramiche, metalli, bruciaprofumi), segno di una certa continuità di utilizzo quasi sempre collegata a riti pagani.
Tutti i reperti rinvenuti durante lo scavo sono conservati nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.
L’esatta cronologia del monumento non è rilevabile con precisione a causa del suo uso continuato sino in epoca romana. La datazione delle forme più antiche resta tuttora incerta, ma sembra comunque confermare la contemporaneità con gli altri esempi di pozzi sacri rinvenuti nell’isola, tra la fine dell’Età del bronzo e la prima Età del ferro.
L’utilizzo della struttura in tale epoca sarebbe dimostrata da numerosi reperti rinvenuti durante gli scavi, tra cui frammenti di tazza e da alcuni oggetti in bronzo. Nel sito di Sa Testa, non solo utensili utilizzabili nella vita quotidiana, ma anche oggetti ornamentali di uso personale, come un braccialetto a nastro, un piccolo anello, un ago a spirale e un piccolo pugnaletto “ad elsa gammata”.
Il pozzo sacro Sa Testa inoltre, ha restituito numerosi reperti riferibili all’età nuragica, punica e romana (ceramiche, metalli, bruciaprofumi), segno di una certa continuità di utilizzo quasi sempre collegata a riti pagani.
Tutti i reperti rinvenuti durante lo scavo sono conservati nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.
Unisciti al nostro nuovissimo canale Whatsapp – Entra