"Su carr’e Nannai", la leggenda del carro terrificante
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Un Dio antico o uomo spietato?

Sardigna street food Villasimius

“Su carr’e Nannai”, il carro che terrorizzava i bimbi

Su carr’e Nannai è senza dubbio una delle leggende sarde che hanno terrorizzato maggiormente i bimbi di un tempo.

Scopriamo chi era Nannai e perché questa storia veniva raccontata ai bambini.

Origini del nome, uomo o Dio?

Sembra che l’origine del nome, sia un nomignolo frutto di una storpiatura nata dal mix tra il nome del Dio sumero “An” e in nome della sua dimora chiamata “Eanna”, da qui la parola che si trasforma pian piano in Nannai, adattandosi alla lingua sarda, come spesso accade.

La leggenda descriverebbe il padrone del carro come una sorta di dio del cielo, dedito alla gestione delle tempeste ed in particolare dei tuoni e dei fulmini che per gli antichi erano due fenomeni separati.

Questa divinità, poteva assumere una connotazione positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne voleva fare.

Viaggiava nei cieli a bordo di un terrificante e rumoroso carro che per qualche strano motivo trasportava grossi massi che muovendosi generavano fragorosi boati e paurose scintille.

L’uso di questa leggenda serviva principalmente per spaventare i bambini e tenerli tra le mura di casa nelle giornate di maltempo, infatti “Su carr’e Nannai”, veniva dipinto nel modo più terrificante e malefico possibile.

Esistono però, altre due varianti della leggenda. 

Le altre varianti

Nella prima versione alternativa, non si parlava di divinità, si parlava invece di un uomo senza cuore e spietato, che odiava i bambini e che se li avesse incontrati avrebbe potuto rapirli portandoli con sé sul carro.

La seconda versione, quella più “soft” ma meno utilizzata, parla di Nannai come un anziano e tranquillo signore.

Un caro vecchietto che, a bordo di un carro sgangherato, faceva ritorno a casa. Anch’esso trasportava pietre e sassi provocando un grande frastuono riconducibile a quello dei tuoni.

Nella zona del Campidano si riteneva che il nome fosse la semplice traduzione di “nonno” e, in passato, per tranquillizzare i bambini terrorizzati dai peggiori temporali gli si diceva che era soltanto il “carro del nonno” che tornava a casa.

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