Pinnettos e Barraccos, quando i pastori abitavano le montagne
I Pinnettos sardi, noti anche come Pinnetti (al pulrale) o Pinnettu, Pinnetta, Pinnetto (al singolare), oppure chiamati anche Barraccos o Cuile – Cuiles, rappresentano un importante pezzo di storia della Sardegna, un patrimonio storico, culturale, e architettonico, da salvaguardare.
In passato, erano delle vere e proprie dimore, perfettamente integrate all’ambiente circostante, in sostanza alla pari o forse anche meglio, di quelle che oggi vengono definite “case green”, ovviamente molto più rudimentali, ma assolutamente funzionali e quasi indistruttibili. Non a caso, molte di queste strutture sono ancora oggi presenti in diverse zone del territorio, e molte ancora in buono stato di conservazione nonostante l’incuria.
Venivano utilizzati dai pastori sardi come vere e proprie abitazioni o rifugi, durante i lunghi periodi trascorsi in territori selvaggi o poco accessibili, e nel periodo dalla transumanza. Adiacenti alla struttura principale, vi erano anche altre strutture similari e costruite con materiali naturali, adibite a spazi dedicati al ricovero degli animali, come pecore, capre o maiali.
I termini Pinnettos, Barraccos e Cuile, si usano genericamente per indicare la stessa tipologia di struttura, in realtà secondo alcune fonti, i 3 termini indicano ognuno una cosa differente.
La parola cuiles indica gli antichi insediamenti pastorali sulle montagne, cuili invece sta ad indicare un recinto caldo coperto di frasche di legno dove far riposare gli animali, e più genericamente una capanna, una tana.
Le due tipologie di abitazioni pastorali, si differenziano per alcune particolarità. Il Pinnettu è costituito da un basso muro di pietre su cui veniva inalzata una copertura realizzata con tronchi di ginepro, frasche o canne. I Barraccos invece venivano costruiti totalmente in pietra, probabilmente a causa della scarsa disponibilità di vegetazione adatta a realizzare l’usuale copertura.
Queste strutture, realizzate grazie alla sapienza e all’ingegno de pastori e agricoltori sardi, erano perfettamente in grado di resistere a pioggia e neve, e offrire un riparo caldo e sicuro dalle intemperie.
Oggi, quelli che ancora si mantengono in buono stato di conservazione, soprattutto per quanto riguarda la copertura, si rivelano degli ottimi punti di riferimento, sosta e ristoro, per molti escursionisti e cacciatori di passaggio.
Da qualche tempo, queste particolari abitazioni, si stanno riscoprendo e rivalutando, alcune infatti sono state recuperate e riadattate in stile “moderno” per essere utilizzate e proposte come luoghi in cui pernottare e come meta turistica. Questo giova sicuramente alla nostra isola, in quanto propone un turismo alternativo, ma sarebbe giusto recuperare e salvaguardare tutte le strutture di questo genere presenti nel territorio, e tramandare la storia e l’importanza che queste hanno avuto per centinaia di anni.
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