Il Prolagus Sardus, ecco com'era uno dei mammiferi vissuti in Sardegna
Il Prolagus Sardus, meglio conosciuto come prolago sardo, era un piccolo mammifero lagomorfo ormai estinto, appartenente alla famiglia Prolagidae.
Esistono numerose specie appartenenti al genere Prolagus, tutte vissute principalmente in Europa, Asia minore e Nord Africa a partire dal Miocene. La specie Prolagus Sardus, ultima del suo genere, era presente in Sardegna, Corsica e isole minori a partire dal Pleistocene inferiore e la sua estinzione avvenne molto probabilmente in epoca romana.
Si suppone però, che il Prolagus Sardus potesse essere sopravvissuto anche in seguito, addirittura fino alla seconda metà dell’800, in alcune piccole isole vicine alla Sardegna, come Tavolara.
Questo fu possibile anche grazie all fatto che l’isola di Tavolara in particolare, fu disabitata per secoli fino al 1780 circa.
In base ai ritrovamenti fossili, il Prolagus Sardus si potrebbe definire un lontano cugino dell’attuale coniglio, e in seguito al recente ritrovamento di alcuni resti fossili rinvenuti nella grotta di Cabaddaris, in Barbagia, nel Supramonte di Orgosolo è stato possibile recuperare e individuare una parte del patrimonio genetico di questo piccolo mammifero estinto.
I resti fossili sono risalenti a circa 7.500 anni fa, e grazie a questi si è potuto analizzare il Dna antico, ovvero il Dna mitocondriale del Prolagus Sardus, cioè quello che non si trova nel nucleo e che viene ereditato solo per via materna.
CHE ASPETTO AVEVA IL PROLAGUS SARDUS
In base ai resti fossili si può dedurre che, il Prolagus Sardus raggiungesse le dimensioni 25 cm di lunghezza per circa 800g di peso, si presume avesse delle orecchie piccole e rotonde come i Pika, una coda molto corta che restava nascosta sotto il pelo, e arti anteriori poco più piccoli di quelli posteriori.
La struttura scheletrica completa di Prolagus Sardus fu ricostruita tra il 1966 e il 1969, grazie ai numerosi ritrovamenti di ossa nella grotta di Corbeddu nei pressi di Oliena.
A partire da tali resti, i ricercatori sardi, guidati da Bruno Piredda, uno dei fondatori del “Gruppo Grotte Nuorese“, e dalla paleontologa statunitense Mary Dawson, furono in grado di ricostruire, con buona accuratezza, una riproduzione in gesso di come doveva apparire l’animale in vita, esso appare molto più tozzo e robusto rispetto alle specie di lagomorfi viventi, più somigliante ad una sorta di via di mezzo fra un grosso coniglio selvatico ed un pika.
Il Prolago Sardo inoltre costituiva una ricca fonte di cibo per tanti predatori animali del pleistocene, ma anche per l’uomo. Infatti la presenza sul territorio del Prolago Sardo facilitò notevolmente l’insediamento delle prime comunità umane dell’isola.
Il Prolago Sardo si estinse molto probabilmente a causa dell’introduzione nell’isola di nuovi predatori, come cani, gatti e piccoli mustelidi, e competitori ecologici, come conigli e lepri.
Non è da escludere però anche un’altra causa riconducibile all’estinzione del piccolo mammifero, ovvero la trasmissione di agenti patogeni da parte dei conigli e delle lepri introdotte in Sardegna e Corsica dai Romani.
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