L'Ardia di Sedilo, un viaggio adrenalinico tra fede e tradizione
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Foto – Pasquale Deiana (dalla pagina facebook S’Ardia)

L'Ardia di Sedilo, dove il rombo degli zoccoli incontra l'eco della storia, e la fede galoppa al ritmo della tradizione

L’Ardia di Sedilo, nota nell’isola anche semplicemente come “S’Ardia” o “S’Ardia de Santu Antinu”, è una delle celebrazioni più spettacolari e sentite della Sardegna, una sfrenata corsa di cavalli che si tiene ogni anno il 6 e 7 luglio in onore di Santu Antinu o Santu Antine, San Costantino per l’appunto.

Questa manifestazione, che unisce fede, tradizione e adrenalina, affonda le sue radici nella notte dei tempi, in un passato remoto di cui non vi sono origini scritte nero su bianco, se non per un particolare e prezioso documento che viene ancora oggi conservato da una famiglia di Scano Montiferro.

Origini storiche, le radici romane

Le origini dell’Ardia di Sedilo sono avvolte nella leggenda e si intrecciano con la storia dell’Imperatore Costantino, che nel 312 d.C. vinse la battaglia di Ponte Milvio sotto il segno della croce, diventando il primo imperatore romano cristiano. La tradizione popolare sarda vuole che l’Ardia celebri proprio questa vittoria, anche se non ci sono prove storiche dirette che colleghino l’imperatore a Sedilo.

La diffusione del culto di Santu Antinu

Il culto di San Costantino è particolarmente diffuso in Sardegna, soprattutto grazie all’opera di evangelizzazione dei monaci bizantini. Nel IX secolo, durante il dominio bizantino dell’isola, la figura di Costantino fu associata alla cristianizzazione della regione, e il santo iniziò ad essere venerato in varie località sarde, tra cui Sedilo.

S’Ardia, la corsa, i preparativi e lo svolgimento

L’Ardia di Sedilo, si svolge presso il santuario di San Costantino, situato su una collina chiamata Monte Isei, che domina il paese di Sedilo. La manifestazione è preceduta da una serie di preparativi meticolosi che coinvolgono l’intera comunità.

Tutto ha inizio con un gesto solenne e segreto, ovvero l’iscrizione in un registro riservato, conosciuto solo dal parroco. Qui, i giovani che aspirano a diventare capocorsa segnano il loro nome, animati da una passione ardente per i cavalli o spinti da una promessa fatta al santo. Gli anni passano nell’attesa fervente, finché arriva il momento tanto atteso, quando il parroco, seguendo l’ordine cronologico di iscrizione, compie la sua scelta.

Il parroco annuncia il capocorsa, conosciuto come sa prima pandela, durante il periodo della festa di Sant’Antonio, il 16 gennaio. Il prescelto ha poi l’onore di scegliere due persone fidate, la seconda e la terza pandela, che lo affiancheranno in questa impresa epica.Ognuno dei tre deve poi designare una scorta, cioè tre cavalieri incaricati di mantenere l’ordine tra i cavalieri, assicurandosi che, al momento della partenza, nessuno superi i capicorsa.

I nomi dei prescelti rimangono avvolti nel mistero fino al 15 maggio, giorno di Sant’Isidoro, giorno in cui, durante la Messa, il parroco fa un annuncio solenne, e i tre cavalieri fanno la loro prima apparizione ufficiale, sfilando in processione con fierezza.

Il 29 giugno, giorno dedicato ai Santi Pietro e Paolo, i tre capicorsa testano ufficialmente i loro cavalli, mettendo alla prova la loro preparazione e dal giorno successivo, anche gli altri cavalieri possono iniziare a provare il percorso dell’Ardia con i loro destrieri.

La domenica prima della grande festa, c’è la preparazione delle cartucce a salve, destinate ai fucilieri dell’Ardia. Questi spari hanno un duplice compito: avvisare i fedeli nel santuario dell’arrivo dell’Ardia e guidare i cavalli lungo il percorso. Ogni fuciliere viene invitato personalmente dal capocorsa, in un rituale che mescola tradizione e devozione, preparazione e attesa, in un crescendo di emozioni che culminerà nella corsa stessa.

Il punto culminante della festa è la corsa di cavalli, che vede la partecipazione di numerosi cavalieri locali. La festa dell’Ardia inizia il 5 luglio con una messa pomeridiana al santuario.

La mattina del 6, le tre pandelas, i cavalieri e centinaia di fedeli partecipano alla messa solenne, durante la quale il sacerdote invoca la protezione del Santo sui cavalieri e impartisce una benedizione. I capicorsa, montando cavalli diversi da quelli della sera, si recano al santuario.

La sera del 6, i cavalieri si radunano a casa della prima pandela, poi procedono in piazza per la consegna delle bandiere e una benedizione. La processione verso il santuario, aperta dalla banda musicale, vede il parroco e il sindaco a cavallo affiancati da due carabinieri in alta uniforme. Al “fronte mannu” e poi a “su frontigheddu”, il parroco impartisce ulteriori benedizioni, mentre i cavalli attendono fremendo il segnale di partenza.

Gli spari a salve dei fucilieri annunciano l’arrivo del parroco e del sindaco alla chiesa, segnale per l’inizio dell’Ardia. La prima pandela, sotto gli occhi di tutti, dà il via alla corsa, scendendo impetuosamente con altri 100 cavalieri tra polvere e zoccoli.

Giunti alla chiesa, i cavalli compiono un numero di giri dispari, fermandosi davanti alla chiesa per il segno della croce. La corsa prosegue verso “sa muredda” con giri orari e antiorari, concludendosi infine alla chiesa.

Le pandelas partecipano poi alla messa di ringraziamento e tornano in paese accolte come eroi. Il 7 luglio, la festa si ripete in un’atmosfera più familiare, con una processione serale in onore del Santo.

Due settimane dopo, l’Ardia a piedi coinvolge tutta la comunità. Con i loro capicorsa e scorte, bambini, giovani e anziani partecipano con entusiasmo alla corsa, in un’atmosfera più serena ma altrettanto emozionante.

La leggenda delle possibili origini dell’Ardia di Sedilo

Si dice che a Scano Montiferro viene tramandato un documento che potrebbe rappresentare la vera storia della festa di San Costantino, ovvero dell’Ardia di Sedilo, ricorrente anche nella memoria dei sedilesi stessi. E’ noto che dal 1806, anno di una disputa significativa, la festa in onore di San Costantino è diventata ufficialmente la festa dei sedilesi.

Questo prezioso documento, conservato da una famiglia scanese, racconta che Don Giommaria Ledda, un ricco possidente di Scano Montiferro, schiavo dei Mori, sognò San Costantino Imperatore che gli chiese di edificare una chiesa sul colle “Monte Isei” in cambio della libertà. Don Giommaria, senza soldi, fu miracolosamente liberato il giorno seguente.

In seguito, incontrò di nuovo San Costantino che gli donò 20 monete d’oro per iniziare i lavori della chiesa. Don Giommaria trovò “Monte Isei” con l’aiuto di un anziano di Sedilo e subito iniziò la costruzione del santuario in onore del santo. Quando finì i soldi, miracolosamente il portamonete si riempì di nuovo, permettendogli di completare l’opera. Acquistò anche un simulacro di San Costantino e costruì una casa per gli scanesi devoti.

La festa fu fissata al 7 luglio, giorno della liberazione di Don Giommaria. Egli amministrò la chiesa e annualmente portava una bandiera con l’anello sigillo datogli dal santo.

La festa era organizzata alternativamente da scanesi e sedilesi fino al 6 luglio 1806, anno della “lite” quando il rettore di Sedilo, Pietro Paolo Massidda, proibì agli scanesi di partecipare all’organizzazione dell’Ardia, causando una disputa tra le due comunità.

L’Ardia di Sedilo oggi, è un evento che racchiude in sé la ricchezza della storia, della fede e della cultura sarda. I riti e le tradizioni che accompagnano questa manifestazione non solo celebrano San Costantino, ma consolidano l’identità e i valori di una comunità profondamente legata alle proprie radici.

Partecipare all’Ardia significa immergersi in un’esperienza unica, che va oltre la semplice osservazione di una corsa di cavalli, offrendo uno spaccato autentico della vita e della spiritualità sarda.

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Come arrivare a Sedilo

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