Su ballu e s'arza - In Sardegna la danza curativa delle 21 donne
Condividi con i tuoi amici

Su ballu e s’arza, un antico rituale sardo di guarigione

Su ballu ‘e s’arza, un antico rituale sardo per guarire dal morso della letale e temuta argia, scientificamente conosciuta come Latrodectus tredecimguttatus, e meglio nota con il nome di malmignattavedova nera mediterranea e in Sardegna Argia o Arza.

Un rituale di guarigione quindi, legato anche ad alcune credenze popolari, che consideravano la persona vittima del morso dell’argia, come persona posseduta da spiriti maligni o anime dannate, che si credeva risiedessero nel corpo dell’aracnide. Per questo i riti di guarigione legati al morso o puntura dell’argia, erano considerati dei veri e propri riti esorcistici, paragonabili a quelli del tarantismo pugliese.

Vittime dell’argia erano più spesso i contadini in particolare gli uomini, essendo più presenti nei campi rispetto alle donne. Gli attacchi di questo ragno, di natura molto schivo, si verificavano infatti maggiormente durante i periodi di raccolto, proprio perché era solito annidarsi tra le sterpaglie nelle campagne, che diventavano in quel periodo uno dei luoghi dove poteva essere maggiormente minacciato.

Chi veniva morso era definito argiato, o per dirlo alla sarda colto da su mal’ ’e s’argia. I sintomi fisici erano solitamente malessere generico e diffuso, perdita di coscienza, nausea, vomito, febbre molto alta, tremori, forti dolori addominali, e spasmi simili agli attacchi epilettici. Altri sintomi si rilevavano anche a livello mentale, ed erano caratterizzati da allucinazioni, depressione e stati psichici di vario genere. Questi sintomi erano provocati dal potente veleno iniettato dall’argia, che in alcuni rari casi poteva risultare mortale.

Spesso, se a pungere era un’argia femmina, non ci si rendeva subito conto, perché il suo morso non provocava dolore immediato, al contrario il morso di un’argia maschio, detta nel nuorese s’argia masciu, risultava dolorosissimo.

I sardi dividevano l’argia in diverse tipologie, che distinguevano in base al colore del ragno. L’argia vedova (in sardo argia viuda) di colore nero, l’argia nubile (in sardo argia bagadia) di colore bianco, e quella più diffusa e conosciuta di colore nero con la presenza di macchie rosse, che era associata alle spose.

Altre categorie riconosciute ma meno diffuse erano, l’argia bambina, che si scacciava intonando cantilene e nenie, l’argia puerpera che si scacciava simulando un parto, e l’argia anziana associata al focolare domestico che prevedeva un rito ben preciso in cui era previsto l’utilizzo del fuoco.

In base alla tipologia di argia da cui si era stati punti, si praticavano le diverse varianti del rito di guarigione. Per questo motivo era assolutamente necessario individuare le caratteristiche dell’argia colpevole, e per farlo si provvedeva a interrogare la vittima.

Questo incarico era solitamente affidato a una persona vicina alla vittima, o a qualcuno in grado di comunicare con l’argia che possedeva il malcapitato. Uno dei mezzi per smascherare l’argia era l’utilizzo dei brebus, le parole magiche e segrete custodite dalle maiargias (guaritrici sarde), ne esistevano diversi che variavano in base alle zone dell’isola.

COME SI SVOLGEVA IL RITO DE SU BALLU E S’ARZA

Su ballu e s’arza è un antichissimo rito ancestrale di origine prenuragica, legato ad altrettanto antichi culti pagani, oggi a testimonianza resta la tradizione scritta e orale, tramandata fino ai giorni nostri.

Come già detto, in base alle caratteristiche del ragno e alla località dell’isola, si praticavano diversi riti, tutti conservavano la stessa finalità, ma variavano per alcune particolarità nello svolgimento.

Quello più conosciuto e praticato, consistenza nella danza di 21 donne, che si dividevano in 3 gruppi di diverso stato sociale. Al ballo dovevano partecipare 7 donne nubili, 7 donne sposate e 7 donne vedove, che cantavano e danzavano in cerchio attorno al malato. Le donne potevano insultare, umiliare o cercare di fare rider il malato, per provocare una qualsiasi reazione. Se si riusciva nell’intento di farlo ridere o sorridere, la vittima si poteva ritenere guarita, nel caso in cui non scaturiva nessuna reazione, la danza poteva protrarsi anche per giorni. 

Prima che iniziasse il rito, il malato veniva avvolto con un grande sacco e adagiato in una fossa precedentemente scavata, che fosse abbastanza grande per contenere il corpo in tutta la sua lunghezza. Successivamente veniva ricoperto di letame dal collo ai piedi, lasciando fuori solo la testa, una volta fatto questo potevano iniziare le danze.

Gli uomini partecipavano ai vari riti, ma con un ruolo marginale quasi da spettatori, solitamente come aiutanti o accompagnando le donne nel canto.

Un altro rito prevedeva la presenza di 3 donne solamente, tutte di diverso stato sociale come nel caso precedente, ma con la particolarità che avessero tutte lo stesso nome, tutte dovevano chiamarsi Maria.

Un’altra tipologia di rituale, prevedeva che le donne ballassero intorno al malato in silenzio, percuotendo dei campanacci che emettevano un forte rumore, questo avrebbe dovuto scacciare gli spiriti maligni.

Ancora, un altro rito molto particolare, consisteva nell’introdurre il malato all’interno di un forno (il classico forno sardo a legna) precedentemente riscaldato, per almeno 10 minuti, e una volta estratto avvolto in delle coperte in attesa della guarigione completa.

Sempre con l’ausilio del fuoco (elemento purificatore per eccellenza) si praticava anche un altro rito, in cui il malato veniva fatto sedere in uno spazio esterno, accanto a un fuoco acceso su una croce creata con dei giovani rami di vite (detti tralci) mentre i presenti gli danzavano attorno tenendo in mano dei tralci di vite accesi. Al termine del rito il malato veniva allontanato dal fuoco e coperto con panni o coperte calde, in attesa della guarigione.

Una volta rinsavita, la vittima solitamente non ricordava nulla di quanto accaduto, ricominciando a condurre una vita normale.

Oggi, con l’avvento della medicina moderna, queste antiche pratiche sono andate via via con gli anni verso una quasi totale scomparsa. Ne resta traccia grazie alla saggezza tramandata dagli anziani che ancora raccontano le vicende del passato alle nuove generazioni, e grazie alla tradizione tenuta in vita ancora in alcune zone dell’isola.

Unisciti al nostro nuovo canale Telegram – Entra

Storia, cultura e tradizioni della sardegna

Culter – A Pattada il museo internazionale del coltello
Culter – A Pattada il museo internazionale del coltello
Franco Columbu “l’ercole sardo”, primo e unico Mr. Olympia italiano
Franco Columbu “l’ercole sardo”, primo e unico Mr. Olympia italiano
Olbia – Sa Testa, 17 gradini verso la sorgente sacra
Olbia – Sa Testa, 17 gradini verso la sorgente sacra
Geopaleosito Cava di Duidduru – A Genoni tra fossili e storia
Geopaleosito Cava di Duidduru – A Genoni tra fossili e storia
Il Museo del Banditismo di Aggius, 4 sale per un’imperdibile viaggio nel passato
Il Museo del Banditismo di Aggius, 4 sale per un’imperdibile viaggio nel passato
Il mistero del Capitano Looman, la sua lapide al cimitero monumentale di Bonaria
Il mistero del Capitano Looman, la sua lapide al cimitero monumentale di Bonaria
I cavallini della Giara di Gesturi, eredità selvaggia nel cuore della Sardegna
I cavallini della Giara di Gesturi, eredità selvaggia nel cuore della Sardegna
Il Pa Punyat, il pane fatto coi pugni, un’eccellenza sarda
Il Pa Punyat, il pane fatto coi pugni, un’eccellenza sarda
Su mortu mortu – La festa dei morti in Sardegna
Su mortu mortu – La festa dei morti in Sardegna
Halloween in Sardegna, tradizioni antiche per la notte dei morti e delle anime
Halloween in Sardegna, tradizioni antiche per la notte dei morti e delle anime
Torre dei Dieci Cavalli a Muravera, lo storico baluardo
Torre dei Dieci Cavalli a Muravera, lo storico baluardo
Pinnettos e Barraccos – Gli antichi rifugi dei pastori sardi
Pinnettos e Barraccos – Gli antichi rifugi dei pastori sardi
Olivastri millenari di Luras, in Sardegna un gigante verde di 4000 anni
Olivastri millenari di Luras, in Sardegna un gigante verde di 4000 anni
Il Romaniska, l’antico e misterioso gergo dei ramai di Isili
Il Romaniska, l’antico e misterioso gergo dei ramai di Isili
Alierasaurus ronchii, il proto-dinosauro vissuto in Sardegna
Alierasaurus ronchii, il proto-dinosauro vissuto in Sardegna
Torre del Coltellazzo, il baluardo difensivo dell’isola
Torre del Coltellazzo, il baluardo difensivo dell’isola
La roccia dell’elefante a Castelsardo, un capolavoro tra storia e natura
La roccia dell’elefante a Castelsardo, un capolavoro tra storia e natura
Cosa sono le Domus de Janas, le case delle fate in Sardegna
Cosa sono le Domus de Janas, le case delle fate in Sardegna
Su Zichi, alla scoperta del pane tipico di Bonorva
Su Zichi, alla scoperta del pane tipico di Bonorva
Torbato, il tesoro enologico di Alghero
Torbato, il tesoro enologico di Alghero

Arte e artisti in terra sarda

Qual è il coltello più pesante al mondo? Un’Arburesa enorme
Qual è il coltello più pesante al mondo? Un’Arburesa enorme
La leggenda sarda de Sa Rutta de is’antigus e il nastro celeste di Ulassai
La leggenda sarda de Sa Rutta de is’antigus e il nastro celeste di Ulassai
Sa Manufica – Potente amuleto di corallo e argento molto usato in Sardegna
Sa Manufica – Potente amuleto di corallo e argento molto usato in Sardegna
Orgosolo, il borgo dei murales, scrigno dell’identità sarda
Orgosolo, il borgo dei murales, scrigno dell’identità sarda
La cassapanca sarda, un tesoro tra storia e artigianato
La cassapanca sarda, un tesoro tra storia e artigianato
Lo Spuligadentes – Curioso gioiello e amuleto sardo
Lo Spuligadentes – Curioso gioiello e amuleto sardo
La Madonna del Naufrago, un tesoro nel mare firmato Pinuccio Sciola
La Madonna del Naufrago, un tesoro nel mare firmato Pinuccio Sciola
Stefano Pani, i suoi murales colorano la Sardegna
Stefano Pani, i suoi murales colorano la Sardegna
Suoni di Sardegna – Is Benas
Suoni di Sardegna – Is Benas
Fontana di Rosello, simbolo di Sassari e monumento unico in Sardegna
Fontana di Rosello, simbolo di Sassari e monumento unico in Sardegna
La storia del piccolo Efisino Devoto – Memorie scolpite nella pietra
La storia del piccolo Efisino Devoto – Memorie scolpite nella pietra
La Madonna del Naufrago, un tesoro nel mare firmato Pinuccio Sciola
La Madonna del Naufrago, un tesoro nel mare firmato Pinuccio Sciola
Mauro Patta, un’artista pazzesco che fa parlare i muri
Mauro Patta, un’artista pazzesco che fa parlare i muri
Manu Invisible, il genio sardo della “Street art”
Manu Invisible, il genio sardo della “Street art”
Suoni di Sardegna – Su Sonetto a bucca
Suoni di Sardegna – Su Sonetto a bucca
Qual è il coltello più lungo al mondo? Un’Arburesa enorme
Qual è il coltello più lungo al mondo? Un’Arburesa enorme

Lascia un commento