L'erba sardonica, per affrontare il destino segnato dalla morte
Erba Sardonica Riso Sardonico: Un viaggio tra mito e storia
Il riso sardonico ha origini antichissime, menzionato per la prima volta nell’Odissea di Omero, e da allora ha affascinato storici e studiosi per il suo oscuro legame con l’erba sardonica. Questa pianta, identificata dagli esperti come la Oenanthe crocata, è nota per la sua alta tossicità ed è diffusa principalmente in Sardegna e nelle isole circostanti.
L’Erba Sardonica: Una Pianta Letale
La Oenanthe crocata, conosciuta anche come finocchio d’acqua o prezzemolino del diavolo, contiene potenti principi attivi neurotossici ed enterotossici. Ogni parte della pianta, dalle radici ai fiori, può causare gravi danni alla salute, provocando convulsioni, coma e, in alcuni casi, la morte. Questo la rende una pianta particolarmente pericolosa per animali ed esseri umani.
Gli antichi Sardi usavano l’erba sardonica in macabri rituali, uno su tutti il geronticidio.
Si trattava di un rito nuragico in cui gli anziani venivano uccisi dai loro stessi figli, un’azione accompagnata dal riso sardonico, un ghigno demoniaco causato dagli effetti della pianta letale. Sia i padri che i figli assumevano la sostanza tossica, provocando spasmi muscolari che deformavano i volti in sorrisi terrificanti.

Il Riso Sardonico: Un Sorriso Forzato di Morte
Il riso sardonico è quindi legato a un rituale di morte e onore, in cui i padri accettavano il proprio destino con dignità, mentre i figli portavano a termine il loro compito, entrambi segnati da un ghigno inquietante. Questo gesto, che oggi appare barbaro, faceva parte della cultura nuragica ed è un esempio di come il rapporto con la morte e le tradizioni funerarie fosse profondamente radicato nella storia sarda.
Gli scienziati delle università di Piemonte Orientale, Napoli e Cagliari hanno confermato nel 2009 che la Oenanthe crocata è probabilmente l’erba sardonica menzionata nei testi antichi, rafforzando il legame tra la pianta e il sinistro riso sardonico.