Foto – Ivan Fly
La Spiaggia del Relitto a Caprera, natura, storia e un paesaggio paradisiaco
La Spiaggia del Relitto è una delle perle azzurre dell’isola di Caprera, le spiagge e le calette di Caprera sono tutte meravigliosamente belle, ma la Spiaggia del Relitto è nota per un suo aspetto particolare, ovvero i resti di un relitto arenato praticamente a riva.
Custodita in una delle tante insenature di Caprera, la Spiaggia del Relitto è paragonabile a una piccola oasi che si adatta un pò a tutti, sia agli amanti del relax e alle famiglie, che agli spiriti più avventurieri che amano esplorare in lungo e in largo i posti che scelgono di visitare.
La Spiaggia del Relitto, nonostante le sue dimensioni possano sembrare contenute rispetto ad altre spiagge immense che si trovano in Sardegna, è abbastanza estesa da poter ospitare comodamente qualche centinaio di persone, inoltre non è nella lista delle spiagge a numero chiuso, per cui l’accesso è completamente libero.
La Spiaggia del Relitto è caratterizzata da una distesa di candida sabbia bianca finissima, circondata alle sue spalle da una fitta vegetazione a macchia mediterranea. Il mare cristallino color smeraldo permette di osservare da vicino diverse specie diverse specie di pesci, rendendo la spiaggia una metà imperdibile per gli appassionati di snorkeling.
I fondali della Spiaggia del Relitto sono prevalentemente sabbiosi e la profondità scende in maniera molto graduale, questo permette anche alle famiglie con bambini, di godersi una giornata al mare in maniera più rilassata avendo un maggiore controllo visivo sui piccoli che giocano nell’acqua bassa a riva.
La caratteristica che la differenzia è la presenza dei resti di un vecchio relitto, da cui prende anche il nome e arricchisce la bellezza di questa piccola baia con un pizzico di storia e mistero.
LA SPIAGGIA DEL RELITTO, LA STORIA DEL NAUFRAGIO DEL MOTOVELIERO TREBBO
I resti del relitto che oggi si trovano arenati nelle acque di questa spiaggia, sono legati alla storia di un incidente marittimo che risale al 1955, ovvero il naufragio del motoveliero Trebbo.
Tutto accadde il 22 giugno 1955, quando il motoveliero Trebbo, proveniente da Savona e diretto a Cagliari, che trasportava un carico di carbone, stava attraversando il largo di Caprera in una giornata di maltempo.
Intorno alle ore 7 del mattino, nel locale macchina si sprigionò un improvviso e violento incendio, che coinvolse in poco tempo anche la timoneria.
L’incendio fu talmente veloce e intenso, che per il motorista fu complicato scendere a dare l’allarme al resto dell’equipaggio che riposava, e risalire con loro in coperta.
Tutto l’equipaggio si rifugiò a prua, dove si trovava l’unico estintore e iniziarono a lanciare dei segnali di richiamo lanciati verso il motoveliero “Sacro Cuore di Gesù”, incrociato poco prima, questo invertì subito la rotta e tentò di effettuare un rimorchio, ma l’operazione non andò a buon fine a causa dell’inadeguata potenza di trazione e il maltempo.
L’incendio continuava ad estendersi e non c’era alcuna possibilità di domarlo, così tutto l’equipaggio del “Trebbo”, incluso il capitano, furono costretti ad abbandonare la nave per salvarsi la vita salendo a bordo del “Sacro Cuore di Gesù”, e raggiungere Capo Ferro, per dare l’allarme alle autorità marittime.
Una volta raggiunta la costa, chiesero l’intervento di adeguati mezzi di soccorso e l’invio sul posto di un medico, poiché un marinaio era rimasto gravemente ustionato. Alle 11:35 partì in aiuto la moto pesca “SS Trinità”, unico mezzo a motore reperibile in quel momento sul posto, che raggiunse i naufraghi alle 12:20.
Intorno alle ore 13:30, il motoveliero “Trebbo” fu raggiunto dal rimorchiatore “Panaria” e dalla motobarca pompa “MNE 6” che fecero partire le operazioni di spegnimento delle fiamme che non accennavano a diminuire.
Alle ore 15:15 giunse sul posto un secondo rimorchiatore della Marina Militare, l'”Albenga”, che affiancandosi direzionò il getto d’acqua della sua manichetta direttamente sui focolai dell’incendio.
Per evitare di perdere nei fondali alti sia la nave che il carico, il Trebbo, ancora in fiamme, fu spinto verso i fondali bassi e le operazioni di arenamento, eseguite con l’ausilio delrimorchiatore “Albenga”, si conclusero intorno alle ore 17:50.
Si ritiene che l’incendio sia stato un evento accidentale, infatti il motorista, prima di salire in coperta e qualche minuto prima dello scoppio dell’incendio, aveva controllato il perfetto funzionamento di tutti gli apparati a bordo.
Si suppone che la causa scatenante possa essere dovuta al surriscaldamento del carbone e alla combustione dei gas. Un’ulteriore ipotesi è stata quella del corto circuito provocato dell’accensione dei gas.
In seguito a questo incidente, i membri dell’equipaggio perserò tutto, documenti, denaro e vestiti e anche il carico andò totalmente distrutto.
Questo è il motivo per cui oggi, questa spiaggia paradisiaca è conosciuta con il nome di Spiaggia del Relitto. Oggi dei resti che ancora oggi ricordano questo triste avvenimento, resta molto poco, quel che basta per dare un valore aggiunto a tutto il panorama.
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Come arrivare alla Spiaggia del Relitto
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