A difendere la città dalle invasioni si ergevano bastioni imponenti, mura impenetrabilie torri inespugnabili
Strutture indistruttibili che hanno attraversato i secoli
Cagliari torri e bastioni
La “linea Maginot”, il Colle di Castello, all’epoca il centro del potere, e il Castello di San Michele, furono opera dei pisani.
Catalani, aragonesi e sabaudi completarono l’opera, modificando le difese a seconda delle evoluzioni tecniche: dai bastioni a strapiombo pisani a quelli leggermente obliqui degli spagnoli, sino alle strutture complesse piemontesi.
Sono quattro i quartieri storici di Cagliari, circondati da un sistema difensivo.
A partire da Castello, che dominava sugli altri tre quartieri di Villanova, Stampace e Marina.
Le fortificazioni, testimoni della millenaria e travagliata storia della Sardegna, regalano suggestivi scorci, da cui si possono ammirare spettacolari panorami sulla città e Golfo degli Angeli.
In parte, la cinta muraria fu demolita dopo che Cagliari cessò di essere una roccaforte (fine XIX secolo).
Di molte porte purtroppo, restano solo i nomi, mentre delle quattro torri rimaste in piedi, la più antica è la torre dello Sperone (o degli Alberti). Poco più recente è la torre dell’Aquila (in origine del Leone), danneggiata dai bombardamenti dell’ammiraglio inglese Lake e delle flotte spagnola e francese, che durante la ricostruzione fu incorporata a palazzo Boyl.
Passando per altre torri scomparse, le opere difensive pisane giungevano alla torre di san Pancrazio, edificata nel 1305.
Accanto sorge porta Cristina, accesso al Castello. Due anni dopo fu eretta la torre dell’Elefante, detta così per la statua del pachiderma, posto su un peduccio nella parte rivolta verso il mare.


All’epoca il suo imponente cancello, veniva chiuso al tramonto, e chi era rimasto all’interno veniva punito con la morte.
Le due torri ‘gemelle’ sono opera di Giovanni Capula, costruite con conci squadrati su vestigia più antiche e suddivise in livelli da ripiani in legno.
Nel XVI secolo rischiarono di essere abbattute, ma fortunatamente la cittadinanza si oppose, e ancora oggi si possono ammirare in tutta la loro magnificenza.
Nel XVI secolo, cortine e torri vennero sostituite da pareti a scarpa e mura bastionate.
Più in basso rispetto a Santa Croce, furono innalzati bastioni che arrivavano fino al baluardo dello Sperone.
A inizio del XX secolo, sorse il magnifico bastione di Saint Remy, che fungeva come porta d’accesso tra Villanova e Castello.
Le rampe della sua imponete scalinata, si snodano fino alla terrazza Umberto I.
Verso nord, a protezione dell’attuale belvedere di Buon Cammino, fu realizzato un fronte carenato con mura verticali.
Qui, fra 1552 e 1571, il nuovo assetto difensivo fu progettato dall’architetto cremonese Capellino, a cui si deve la celebre ‘tenaglia’, che rafforzò le difese di san Pancrazio.
Le sue opere furono completate da Jacopo Fratino, cui si deve l’attuale aspetto del baluardo pentagonale di Santa Croce.
Pisani e spagnoli, intervennero anche sugli quartieri storici.
Nel 1638 le difese pisane di Villanova furono rinforzate da una muraglia che dalla torre di san Pancrazio giungeva fino all’odierno bastione di Saint Remy.
Mentre dalla torre dell’Elefante la cinta muraria scendeva sino al quartiere Marina, nei pressi dell’odierna piazza Yenne.
Al centro della Marina stava la porta del molo, ovvero l’ingresso al porto, che già nel 1535 era protetto dai bastioni di Levante e di sant’Agostino.
L’ultimo intervento spagnolo riguardò proprio il molo e il fortino di san Giacomo, in seguito arrivarono le significative modifiche dei Savoia.
L’architetto de Vincenti, su ordine di Amedeo II, diede vita a un imponente progetto di ristrutturazione con nuove muraglie, altri due bastioni e il riassetto di san Pancrazio, dove furono rimossi fossato e ponte levatoio e nel 1727 sorse l’arsenale regio, oggi sede della Cittadella dei musei.
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