Sa Zirogna, un oggetto del passato presente in molte case sarde
Sa Zirogna, detta anche Nerbo, e conosciuta come Zironnia, Zironia, Tzironnia nel sud Sardegna, oppure come Su Nerbiu o Su Nerviu, verso il nord dell’isola, era un attrezzo artigianale, particolarmente flessibile e duro.
Un vero e proprio frustino di lunghezza variabile, che veniva realizzato con il pene del toro o del cavallo, che dopo essere stato essiccato, veniva allungato e solitamente attorcigliato, più raramente invece veniva lasciato liscio.
La Zirogna nasce come strumento di gestione per animali da lavoro di grossa mole, come buoi o cavalli. Successivamente, secondo quanto tramandato oralmente, diviene uno strumento per autodifesa personale.
Il cattivo utilizzo in questo senso, (da parte di alcuni) ha portato con il tempo, a considerare sa zirogna una vera e propria arma bianca.
Ma molti sardi purtroppo la ritrovano tristemente nei loro ricordi d’infanzia o gioventù, come metodo punitivo-educativo. Negli anni questo particolare oggetto entra in quasi tutte le case sarde, non era difficile infatti trovarlo appeso accanto ai portoni d’ingresso o nelle cucine, dove assume una funzione ornamentale e d’arredo, ma allo stesso tempo esposta così in bella vista come deterrente per malintenzionati o figli “indisciplinati”.
La zirogna come metodo educativo, se la ricordano in tanti, chi più e chi meno, alcuni invece, una minoranza, afferma di non aver mai visto questo oggetto.
Ai tempi dei nostri nonni, quando ancora le famiglie erano numerose e le case ricche di bambini e ragazzini, risultava spesso difficile gestire l’educazione, in particolar modo per le mamme, che trovandosi sole con i mariti fuori tutto il giorno per lavoro, dovevano badare e pensare all’educazione di tanti figli, ricorrendo spesso a metodi non proprio blandi e gentili, come nelle famiglie di oggi.
I genitori dell’epoca erano autoritari, abbastanza severi e intransigenti, per questo quando un figlio risultava particolarmente disobbediente si ricorreva a metodi correttivi, come sculaccioni (per i più fortunati) o qualsiasi cosa capitasse a tiro, ciabatte, battipanni o mestoli, non faceva alcuna differenza, tra questi anche la zirogna, che in tanti ricordano con terrore. Oggi invece la psicologia pedagocica esclude, demonizza e condanna, questi metodi educativi.
Trattare questo particolare argomento oggi non è affatto semplice, ma la realtà è che esistono due linee di pensiero nettamente distinte sui metodi educativi di un tempo. Alcuni li sostengono con la classica affermazione – “non è mai morto nessuno per due sculaccioni” – altri ancora li rifiutano categoricamente, sostenendo di aver subito dei traumi infantili che ancora oggi si portano dietro.
In questo caso non esiste giusto o sbagliato, ma solo le diverse opinioni e pareri, e i diversi vissuti di ognuno.
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