Una notte di tensione, un bivio fatale: il gesto razionale che evitò l’apocalisse nucleare nel 1983.
Stanislav Petrov: l’uomo che salvò il mondo con una scelta
Stanislav Evgrafovic Petrov nacque il 7 settembre 1939 vicino a Vladivostok, in una famiglia che già conosceva il peso della guerra. Suo padre, Evgraf, era un pilota di caccia durante la seconda guerra mondiale, mentre sua madre lavorava come infermiera.
Da giovane, Stanislav scelse di dedicarsi agli studi militari, iscrivendosi all’Accademia Militare di Ingegneria Aeronautica di Kiev, un’istituzione di prestigio della forza aerea sovietica. Dopo il diploma nel 1972, venne assegnato alla Vojska PVO, il comando della difesa antiaerea.
Negli anni ’70, Petrov fu coinvolto in un progetto cruciale per l’Unione Sovietica: il sistema di allarme precoce contro i lanci di missili balistici dei paesi NATO. Questo incarico lo portò a operare in situazioni di estrema tensione e responsabilità.
La notte del 26 settembre 1983, nel bunker Serpukhov 15, Petrov si trovò di fronte a una delle decisioni più difficili della sua carriera. Il sistema segnalava un attacco nucleare imminente con cinque missili intercontinentali lanciati dagli Stati Uniti. Secondo i protocolli, avrebbe dovuto riferire immediatamente ai suoi superiori, avviando una rappresaglia che avrebbe probabilmente scatenato una guerra nucleare mondiale.
Tuttavia, Petrov scelse di fidarsi del proprio istinto e della sua analisi: cinque missili non avevano senso come attacco preventivo. Contravvenendo alle regole, decise di non segnalare l’allarme. Aveva ragione. Il sistema aveva confuso un riflesso del sole sulle nuvole con il lancio di missili.

Petrov continuò la sua vita lontano dai riflettori, ma il mondo scoprì il suo gesto solo anni dopo. Nonostante abbia ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, in patria non fu mai celebrato. Morì il 19 maggio 2017, a 77 anni, a causa di una polmonite. La sua scomparsa fu resa nota solo quattro mesi dopo, lasciando al mondo un’eredità di pace e razionalità.
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