Lo stabilimento di Codrongianos tra innovazione, premi internazionali e crisi: oggi la storica azienda rischia il fallimento
Acqua San Martino, dal successo al baratro
L’acqua minerale San Martino nasce nel cuore della Sardegna, tra le rocce vulcaniche dell’altopiano del Coros. Una sorgente antica, apprezzata già dai Romani per la sua qualità e per l’effervescenza naturale. È il 1902 quando viene avviato lo stabilimento di imbottigliamento a Codrongianos, un piccolo centro del Sassarese. In breve tempo, il marchio inizia a ottenere riconoscimenti anche fuori dai confini italiani.
Nel 1999, la famiglia Simula rileva le quote dell’azienda precedentemente controllate dall’amministrazione provinciale, portando avanti un progetto di crescita e valorizzazione che garantirà occupazione a circa quaranta dipendenti. È un momento d’oro per la San Martino, che si trasforma in un’eccellenza anche grazie a una strategia di marketing lungimirante: le bottiglie appaiono a eventi prestigiosi e manifestazioni sportive di respiro internazionale.
Tra il 2010 e il 2020, l’acqua San Martino conquista per otto volte consecutive il prestigioso Superior Taste Award, conferito da una giuria internazionale composta da chef, sommelier e opinion leader: un trionfo che certifica la qualità e l’impegno costante dell’azienda.
Nel 2018 arriva l’espansione: la San Martino acquisisce lo stabilimento idrotermale di Villasor e rilancia la fonte Giara. Un’ulteriore scommessa prende vita con la produzione – in edizione limitata – di birra artigianale a base di acqua iperminerale sarda: una proposta unica al mondo, ma che non decolla come sperato, complici le difficoltà del settore.
Nel 2021 l’azienda investe ancora, introducendo nuove linee produttive con tecnologia 4.0: un passo verso l’innovazione per rafforzare la competitività. Ma non basta. Nei quattro anni successivi crescono i problemi: un lungo contenzioso con la Provincia di Sassari, il peso dei debiti accumulati, la pressione finanziaria che diventa insostenibile.
Oggi, nel 2025, arriva la mazzata definitiva: il giudice boccia il concordato preventivo. Lo spettro del fallimento è sempre più concreto per una delle realtà storiche dell’isola. L’azienda che ha rappresentato per decenni un simbolo di eccellenza sarda, rischia ora di spegnere definitivamente le sue sorgenti.
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