Un settore strategico dell’economia sarda in bilico: l’appello alla Regione
Pecorino Romano Dop: l’appello dei pastori sardi a Todde
Un accorato appello alla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, e all’assessore all’Agricoltura, viene lanciato dai portavoce storici dei pastori sardi Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu. Al centro del dibattito, lo stop all’inserimento di specifiche razze ovine per la produzione del Pecorino Romano Dop, deciso nell’ultima assemblea del Consorzio di tutela.
I pastori denunciano una decisione che rischia di compromettere il futuro del settore ovino, strategico per l’economia regionale. “Quel punto – ricordano – era già stato votato e approvato con il 90% dei consensi in una precedente assemblea e avallato dall’allora assessore regionale all’Agricoltura e dal Ministero. Si era persino previsto un periodo di transizione di sette anni, suggerito dai tecnici Agris, per agevolare le aziende interessate”.
Il rischio degli allevamenti intensivi
Il comunicato diffuso dai pastori evidenzia un cambiamento che potrebbe compromettere l’autenticità del Pecorino Romano Dop. La modifica al disciplinare, infatti, prevede che almeno il 50% della sostanza secca annuale destinata all’alimentazione delle pecore provenga dagli areali delimitati, aprendo le porte a una maggiore quantità di latte proveniente da allevamenti intensivi.
“Abbiamo capito che il prezzo attuale del Pecorino Romano, stabilizzatosi a livelli sostenibili, non soddisfa chi punta su quantità a scapito della qualità – si legge nel comunicato –. Tuttavia, il disciplinare originario prevedeva che il 100% della sostanza secca fosse prodotta negli stessi areali, garantendo la qualità e la tipicità del prodotto”
Un futuro incerto per l’identità della Dop
I pastori sottolineano che questa scelta potrebbe snaturare un simbolo della tradizione sarda e penalizzare i piccoli allevatori che hanno contribuito a mantenere viva la qualità del Pecorino Romano Dop. L’appello alla Regione è chiaro: intervenire con il potere di veto per difendere un prodotto che è il fiore all’occhiello dell’economia agricola isolana.
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