Parco naturale Tepilora, dai monti di Lodè al litorale di Posada
Nel 2017, l’UNESCO aggiunge Tepilora, Rio Posada e Montalbo alla rete mondiale delle riserve della biosfera
Il Parco Naturale Tepilora, si estende dai monti di Lodè al litorale di Posada, passando per gli scenari inimitabili di Bitti e Torpè.
Un’incredibile mix, racchiuso in quasi ottomila ettari di terra, picchi calcarei, altopiani granitici, foreste incontaminate, sentieri, panorami eccitanti, sorgenti, corsi d’acqua e dune di sabbia, é incredibile, ma la natura sarda offre questo spettacolo naturale.
Il rispetto per l’ambiente e la natura pressoché incontaminata contraddistingue questo splendido parco naturale regionale.
In passato quest’area era destinata a pascolo e taglio della legna, poi oggetto di rimboschimento, oggi riserva attrezzata per l’escursionismo, un posto ideale per chi ama vivere in armonia con la natura.
Il parco è stato istituito nel 2014 e dopo soli tre anni è stato riconosciuto dall’Unesco come “riserva della biosfera”.
L’inclusione della Riserva della Biosfera Tepilora, Rio Posada e Montalbo nella rete Mondiale delle Riserve della Biosfera è un traguardo ottenuto il 14 giugno del 2017 nel corso della 29esima sessione del Consiglio Internazionale di Coordinamento del Programma Uomo e Biosfera dell’UNESCO (ICC-MAB) che si é tenuta a Parigi.
Il riconoscimento internazionale è stato assegnato al territorio isolano che racchiude le aree protette “Parco di Tepilora” “Montalbo” e “Rio Posada” e numerose zone forestali.
La nuova riserva MAB (Man and the Biosphere) è nata grazie ad un processo di condivisione, guidato dal Parco regionale di Tepilora e Montalbo, che ha coinvolto ben 17 Comuni della Sardegna, tra la Barbagia e Baronie, ricadenti nelle province di Sassari e Nuoro: Alà dei Sardi, Bitti, Buddusò, Budoni, Galtellì, Irgoli, Loculi, Lodè, Lula, Onanì, Padru, Posada, Siniscola, Torpè, Orune, Osidda e San Teodoro.
Il monte di Tepilora, con i suoi 530 metri di altezza, è l’elemento simbolo dell’area protetta, una punta rocciosa dalla forma triangolare che spicca sullo sfondo dei fitti boschi di Bitti, la foresta di Crastazza e le leccete, e la foresta di Sos Littos – Sas Tumbas, dove vive una popolazione di daini.
Testimone della natura selvaggia e della natura incontaminata c’è l’Aquila reale, che nidifica nelle vicinanze del monte, ma non solo, falchi pellegrini, poiane e sparvieri sorvolano la cima del monte.
Le aree di Tepilora e Crastazza, nei primi anni ’80, furono rimboschite. La nuova vegetazione di conifere ha integrato quella mediterranea sempreverde originaria: vi hanno trovato rifugio cinghiali, donnole, gatti selvatici, lepri, martore e volpi.
Troverete lecci, poi ginepri, sughere e olivastri. Il sottobosco è composto da corbezzoli, rosmarino, mirto, fillirea, erica e orchidee.
Il parco, la cui vetta è Nodu Pedra Orteddu (quasi 1000 metri), è ricco di sorgenti naturali, alcune si presenteranno lungo i sentieri, altre sono nascoste dalla folta vegetazione. Non è raro incontrare ruscelli che generano piccole cascate.
La sua estensione, partendo da Tepilora-Crastazza, attraversa anche i boschi di sant’Anna, nel territorio di Lodè, e gli oltre mille ettari della foresta di Usinavà, nel territorio di Torpè, caratterizzati da aspre rocce che il tempo ha modellato, trasformandole in sagome rappresentanti il mondo animale.
Una natura silenziosa e pacifica, dominata da ondulazioni granitiche e ravvivata dal verde mediterraneo.
Aspetto significativo di questo rilievo è dato dalle “serre”, un susseguirsi caratteristico di creste coniche che ricordano i denti di una sega, e i tafoni, concavità e incavi in rocce o massi, talvolta con forme bizzarre.
Anche quest’ambiente è oasi faunistica: da diversi punti di osservazione potrai ammirare una colonia di mufloni in uno spazio recintato.
Agli oltre cinquemila ettari di boschi baroniensi si aggiungono quelli confinanti di Alà dei Sardi, Padru e San Teodoro. Il confine orientale del parco è la foce del rio Posada, elemento di connessione tra montagna e mare.
Meandri, anse e foci fossili del suo delta sono il risultato di millenni di evoluzione. Canneti, tamerici e giunchi ‘assecondano’ la nidificazione di vari uccelli acquatici, tra cui il raro pollo sultano. Il fiume si biforca in due rami, uno alimenta lo stagno Longu, contesto ideale per eccitanti escursioni in kayak. Altre lagune sviluppano parallele alle dune del litorale posadino.
Potrai proseguire le passeggiate in bici sulle piste ciclabili del lago artificiale Maccheronis e fare trekking nel confinante Montalbo, grazie a una fitta rete di sentieri nel verde raggiungerai la cima dove impera il bianco deserto lunare.
Oltre ad appassionati di natura e trekking, sarà soddisfatto chi ricerca aspetti storico-culturali. Nella cornice naturalistica di Tepilora coglierai le essenze del territorio.
A iniziare da testimonianze archeologiche, specie il maestoso nuraghe San Pietro a Torpè e Romanzesu a Bitti, uno tra i più importanti e misteriosi insediamenti abitativi e cultuali della Sardegna nuragica.
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