Foto: Giovanni Paulis
Nel 1970 si contavano solo 200/300 esemplari
Il Cervo sardo, dal rischio estinzione all’espansione
Ci sono storie che parlano di animali estinti, altre invece, che hanno il sapore della rinascita, come direbbe un telecronista sportivo, salvato in “zona Cesarini“.
Attenzione, ancora oggi non si può affermare che il Cervo sardo non rischi più l’estinzione, ma un censimento del 2018 ha indicato in più di 13.000 il numero dei capi presenti in Sardegna e in Corsica.
Storia di una “rinascita”
Fino al XIX secolo la popolazione di cervo sardo corso viene descritta come “comune e abbondante” in entrambe le isole.
La drastica diminuzione delle aree forestali permessa dalla prima legge forestale italiana, la frammentazione del territorio, l’aumento del numero degli incendi, la caccia e la conflittualità nell’utilizzo delle risorse naturali con l’agricoltura e l’allevamento fecero ridurre all’inizio degli anni Cinquanta la popolazione di Cervo Sardo Corso a sole tre aree, l’Arburese, il Sulcis ed il Sarrabus, nonostante il regio decreto 1016/1939 avesse introdotto il divieto totale di caccia al cervo in Sardegna.
Alla fine degli anni sessanta fu inserito nella “Lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura” con una popolazione stimata fra i 100 ed i 200 esemplari in Sardegna, mentre nel 1969 si estingueva completamente in Corsica (quando fra il 1967 ed il 1969 morirono gli ultimi 4 esemplari che vivevano nella riserva nazionale di caccia di Casabainda).
La completa estinzione della specie in Corsica fece suonare un forte campanello di allarme in Sardegna.
Negli anni settanta il primo censimento attendibile stimò una popolazione superstite di 90 maschi bramenti equivalenti a 250-300 esemplari.
La salvaguardia dall’estinzione di questa specie ha la sua pietra miliare nella metà degli anni ottanta, con l’acquisizione della Riserva di Monte Arcosu da parte del WWF Italia.
L’opera di tutela dell’associazione, affiancata dall’attività di allevamento e ripopolamento attuata dall’ex Azienda Foreste Demaniali della Sardegna, ha permesso di allontanare lo stato d’emergenza consentendo l’incremento della popolazione nel territorio del Sulcis e la sua reintroduzione negli areali del Sarrabus e del Monte Linas e, recentemente (2003), nella stazione forestale del Monte Lerno e in Corsica (Quenza e Casabianda – dove i primi 4 esemplari furono trasferiti nel 1985).
Negli anni si sono susseguiti tentativi di ripopolamento di altre aree, in particolare nella Barbagia, e nel Gerrei.
Nell’opera di salvaguardia sono stati coinvolti diversi organismi pubblici o privati.
Alle azioni dell’Ente foreste della Sardegna, dell’Università di Cagliari, del WWF Italia si sono affiancati nel tempo gruppi di volontari e associazioni che operano in contesti locali.
Dal 1989, a Guspini opera l’associazione Elafos, che si occupa della salvaguardia di questa specie nell’areale di Montevecchio – Costa Verde, eseguendo un censimento annuale della popolazione.
Un censimento del 2005 stimava una popolazione di oltre 6.000 esemplari allo stato libero in Sardegna.
A questi si aggiungevano la popolazione in Corsica, che si stimava essere di circa 150 esemplari.
Un censimento effettuato dalla Regione Sardegna nel 2014 ha stimato la presenza di 4.270 esemplari nelle sole foreste demaniali, in aumento numerico e in espansione territoriale.
A tale popolazione va aggiunta quella presente in Sardegna fuori dalle foreste demaniali (non nota) e quella in Corsica, stimata nello stesso anno in almeno 1.000 esemplari, in rapido aumento.
Nel convegno finale del progetto Life finanziato dall’Unione europea, che si è svolto nel marzo 2018, sono state comunicate le stime della popolazione di cervo:
- almeno 10.635 esemplari in tutta la Sardegna;
- almeno 2.534 esemplari in tutta la Corsica;
per un totale pertanto di almeno 13.169 esemplari.
Entrambe le popolazioni sono in incremento demografico e in espansione geografica.
Il cervo sardo-corso in Italia è fra le specie particolarmente protetta a livello nazionale e regionale.
Origine
Come detto in precedenza, la sottospecie è endemica della Sardegna e della Corsica.
L’origine del cervo sardo non è ancora stata del tutto chiarita.
L’ipotesi più accreditata è quella di Azzaroli e Baccetti che attribuiscono la presenza della sottospecie ad un’introduzione da parte dell’uomo in epoca preistorica di C. elaphus, originario delle regioni neartica e paleartica, e una sua rapida speciazione in C. elaphus corsicanus.
Nell’archeologia, protomi di cervi ornano navicelle nuragiche dell’ VIII – VI sec. a.C. e spade votive della stessa epoca, con stilizzate figure di cervo, venivano offerte alle divinità.
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