I Galanzieri, memorie degli antichi mestieri sardi
I Galanzieri, erano marinai sardi, quasi tutti carlofortini, che svolgevano un lavoro durissimo e pericoloso. Loro erano i lavoratori addetti al trasporto marittimo della galena o galanza, minerale di piombo estratto nelle miniere del Sulcis Iglesiente – Nebida, Masua, Funtanamare, Piscinas, Buggerru e Cala Domestica, che veniva trasportato poi sino al porto di Carloforte.
I galanzieri prendevano il mare navigando su barche in legno chiamate bilancelle, attraversando varie tratte fra la costa dell’Iglesiente e l’isola di San Pietro. Il minerale caricato dall’isola madre, veniva poi trasportato a Carloforte, dove era stoccato in magazzini in riva al mare e da qui poi caricato sulle navi dirette verso la Penisola.
Il lavoro dei galanzieri era duro, faticoso e pericoloso, le operazioni di carico e scarico si facevano a braccia e la navigazione a vela o a remi. Considerati uomini di grande forza e determinazione, i marinai carlofortini coprivano distanze variabili, da 6 a 40 miglia andata e ritorno, e lo facevano in qualunque condizione meteorologica, anche con vento forte e mare mosso, spesso utilizzando i remi quando il vento non permetteva la navigazione a vela.
Trasportavano la galena in sacchi o cesti di vimini, che raggiungevano anche il peso di 50 kg l’uno, veniva fatto a spalla, in condizioni disagiate, imbarcando il maggior numero possibile di merce, perché venivano pagati in base a quanta galena si scaricava a destinazione, rischiando di affondare, perdere il carico, e rischiando loro stessi la vita.
Una volta che il carico aveva raggiunto Carloforte, i galanzieri dovevano procedere con le operazioni di scarico, quindi prelevare il materiale dalle bilancelle e caricarlo poi nelle navi o stoccarlo nei magazzini.
Queste condizioni di lavoro disumane, portarono anche a una delle prime lotte sociali in Sardegna, per avere condizioni di lavoro e di paga migliori. All’epoca non esistevano forme di tutela per questi lavoratori, e molti di loro purtroppo non fecero mai ritorno a casa.
Protagonista di queste lotte fu Giuseppe Cavallera, medico piemontese che, trasferitosi in Sardegna nel 1895.
Cavallera svolse la sua attività sociale e politico-sindacale soprattutto a Carloforte, dove nel 1897 organizzò la Lega dei Battellieri e portò le idee del socialismo. In seguito fu attivo propagandista del socialismo e dell’organizzazione sindacale tra i minatori del bacino minerario del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, dove ebbe un ruolo determinante nell’organizzare le Leghe dei minatori, associazioni operaie che fondevano gli obiettivi politici dei circoli socialisti con quelli sindacali.
Fu poi arrestato nel 1900, in seguito agli scioperi di Carloforte tra il 1897 e il 1899, e venne condannato dal tribunale di Cagliari a 7 mesi di carcere.
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