"Sciopinu" e "Birroncino", le origini del nome
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Le due parole più utilizzate nei bar della Sardegna

“Sciopinu” e “Birroncino”, quali sono i formati 

L’atmosfera che si respira nei bar della Sardegna è rimasta invariata da più di 50 anni. Sebbene non tutti i locali dell’isola siano uguali, da Nord a Sud è facile ritrovare quegli elementi caratteristici che sembrano sfidare il passare del tempo: sedie in plastica, prevalentemente bianche o rosse, tipiche degli anni ’70, e pareti rivestite in legno che evocano un senso di calore e tradizione. In ogni angolo, non manca mai il logo della birra più amata e consumata nell’isola, un simbolo che è ormai parte integrante dell’identità sarda.

I clienti abituali, così come i turisti curiosi, si lasciano coinvolgere dall’atmosfera familiare e ripetono una richiesta che risuona da decenni: “Betimì unu sciopinu”. Questa frase, che fa parte del lessico quotidiano, si riferisce alla richiesta di una piccola quantità di birra, sempre sarda, servita nel tradizionale formato da 20 cl. Tale misura ha assunto nel tempo il nome di “sciopinu” in lingua sarda, termine che è stato poi italianizzato in “scioppino”. Parallelamente, il formato da 33 cl, pur essendo più comune in altre regioni d’Italia, è conosciuto in Sardegna come “birroncino”.

Una delle usanze più singolari e radicate nei bar sardi è quella della “birra bendata”. Quando la bottiglia viene aperta, viene subito avvolta da un piccolo tovagliolo di carta, come una sorta di rito protettivo. Secondo la credenza popolare, questo gesto semplice preserva la qualità della birra, impedendo che si deteriori al contatto con l’aria. È un’abitudine che, con il tempo, è diventata un simbolo del rispetto verso la bevanda locale.

Il termine “sciopinu” affonda le sue radici linguistiche nel termine italiano “sciòppe”, a sua volta una trasposizione del tedesco “Schoppen”, che indica una misura di birra, solitamente un quartino. Questa connessione etimologica non fa che sottolineare il legame profondo della Sardegna con le sue tradizioni, in cui anche il linguaggio porta con sé tracce di influenze lontane.

Non c’è sardo che possa davvero dirsi tale senza aver vissuto, almeno una volta nella vita, l’esperienza di sedersi in uno di questi bar senza tempo, ordinando una birra locale e assaporando non solo la bevanda, ma anche un pezzo di storia dell’isola. In questi locali, il passato e il presente si fondono in un’atmosfera unica, che ha il sapore di un rito collettivo, dove il tempo sembra fermarsi, permettendo a tutti di ritrovare un legame con le proprie radici.

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