Il brick San Giorgio, il packaging leggendario
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Un ricordo indelebile nella mente di tutti i sardi meno giovani

Il brick San Giorgio, una storia tutta sarda

Molti ricorderanno subito con un pizzico di nostalgia, quella confezione così carina, a forma di parallelepipedo, dal colore sinonimo di purezza.

Pranzi, cene, battesimi, matrimoni, ad ogni evento c’era sempre lei, la mitica confezione rosa da “tagliare” con le dita o in rari casi (malgrado fosse il metodo consigliato), con le forbici.

Oggi quella confezione non c’é più, e in tanti si sono chiesti il perché, scopriamolo partendo da Zinnigas, dove tutto é nato. 

L’acqua San Giorgio, imbottigliata dalla Sarda  Acque Minerali  S.p.A. nasce all’interno di un parco naturale che si estende per  oltre 100 ettari in terre pressoché vergini e incontaminate, proprio nella località Zinnigas, all’interno del comune di Siliqua.

Con armonia e rispetto dell’ambiente, lavora lo stabilimento in cui vengono valorizzate le sue sorgenti.

Il primo impianto di imbottigliamento, nato insieme all’azienda nel 1964, era dedicato esclusivamente alla sola produzione del prodotto in vetro a rendere e la vendita e distribuzione avveniva dapprima in cassette di legno e successivamente in cestelli di plastica, limitando così per molti anni il mercato alla sola provincia di Cagliari.

Al fine di sviluppare i volumi e valorizzare le risorse intrinseche dell’acqua con appropriate forme d’imballaggio nacque l’idea di utilizzare un materiale di  confezionamento in  cartoncini con la forma di  parallelepipedo, una nuova concezione di confezionamento, quasi provocatoria per una confezione di acqua minerale, capace però di incuriosire ed attrarre, proprio per l’originalità, e restare nella memoria degli acquirenti.

Nel  1977,  dopo tre anni di rigorosi test e sperimentazioni, il Consiglio Superiore della Sanità rilasciò il decreto di imbottigliamento “soggettivo” dell’acqua minerale naturale in cartone politenato.

Anche la decisione del colore fu vincente, dall’etichetta bianca e celeste con delicate venature in rosso, diventò rosa acceso a tutto sfondo con decisi interventi di rosso e celeste nelle scritte e nel soggetto.

Era un’immagine nuova che ancora oggi é rimasta nella memoria dei consumatori.

Nell’arco di 15 anni l’acqua “Made in Sardegna”, si attestò come leader mondiale sul mercato dell’acqua minerale in tetrapak realizzando numeri da capogiro, oltre 80.000.000 di litri venduti all’anno.

Negli anni ’80 l’azienda decise di intraprendere una nuova strada pionieristica, quella del PET. Oggi 100% riciclabile.

Questo nuovo materiale, in quell’epoca usato solo negli Stati Uniti per le bibite gassate, era altamente innovativo.

La S.A.M. fu la prima in Italia ad avviare le sperimentazioni su questo materiale e a ottenere nel 1984 le necessarie autorizzazioni dal Ministero della Sanità (decreto N° 1168/24243 del 17/08/1984) per la vendita di bottiglie in PET della capacità di 250, 500, 1000, 1500, 2000 ml.

Oggi l’azienda ha puntato proprio sul PET i suoi maggiori investimenti, considerando le proprietà fisiche, merceologiche, ambientali ed igieniche di tale materiale.

Tetrapack VS PET

Le bottiglie con PET 100% sono trasparenti e riciclabili, mentre il tetrapak presenta grandi difficoltà proprio nel riutilizzo a fine vita.

Essendo l’obiettivo primario aumentare sempre più la percentuale di riciclato per la creazione delle nuove bottiglie, il tetrapak ha dovuto lasciare spazio al più moderno PET. 

Leggi anche La migliore acqua al mondo é sarda

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