paskedda zau e su connottu - rivolta a nuoro il 26 aprile 1868
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"Torramus a su connottu" il grido della ribellione nuorese

Era una domenica mattina, esattamente il 26 aprile del 1868, quando Paskedda Zau diede inizio alla rivolta de Su Connottu.

La Rivolta de Su Connottu, fu un episodio di ribellione del popolo, che si verificò a Nuoro nel 1868, in seguito ad una serie di provvedimenti legislativi emanati a partire dal 1820 fino al 1858, che rimodulavano le leggi sull’utilizzo delle terre fino ad allora di proprietà collettiva, autorizzando o meglio imponendo la chiusura dei terreni e introducendo così di fatto la proprietà privata.

Uno dei provvedimenti, denominato Editto delle chiudende, ed emanato dall’allora re di Sardegna Vittorio Emanuele I, consentiva ai privati di chiudere e delimitare i terreni sui quali esercitavano, anche puramente di fatto, un dominio esclusivo.

Chiunque avesse delimitato una certa estensione di terra, anche vasta, era riconosciuto come unico proprietario. Fu proprio in quel periodo che si diffusero, le unità poderali dette tancas.

Questo portò presto all’abolizione totale dell’uso comunitario dei terreni utilizzati per legnatico, macchiatico, ghiandatico e per il pascolo, provocando gravissimi danni alle classi più povere che non potendo più utilizzare gratuitamente quelle terre, non avrebbero avuto più alcuna possibilità di sopravvivenza.

Così iniziò ad ardere il malcontento, infatti nei primi decenni di attuazione dell’editto della chiudende le popolazioni cominciarono a ribellarsi in molti paesi della Sardegna iniziando ad opporsi con determinazione, con azioni frammentarie anche se spesso molto violente. La situazione precipitò nel 1858, quando furono alienati anche i terreni demaniali su cui gli abitanti dei villaggi avevano diritto di pascolo e di legnatico, in virtù del sistema dell’uso comunitario.

Finchè non arrivò quella fatidica domenica mattina del 26 aprile 1868, quando a Nuoro scoppiò una grande rivolta.

A guidare la rivolta fu una donna, Paschedda Zau, vedova e madre di dieci figli, che al termine della messa, incitò il popolo alla ribellione rivolgendosi a tutte le donne presenti, che con lei avevano assistito alla celebrazione. Raggiunta la piazza antistante la chiesa, cominciò a chiamare anche gli altri nuoresi invitandoli a ribellarsi.
 
I rivoltosi, circa 300 persone, per la maggior parte donne, si incamminarono unite per le vie del paese, e al grido di “Torramus a su connotu!” – ovvero torniamo al conosciuto, fecero irruzione nella sede del Comune, e dopo averlo messo a soqquadro bruciando parte degli arredi, si impossessarono dei documenti di compravendita delle terre comunali.
 
I documenti furono portati nella piazza e bruciati in un grande falò, affinchè di tali atti non ne restasse traccia e si affermasse il diritto del popolo sardo ad essere padrone della propria terra. Purtroppo nonostante la rivolta, e il coraggio di Paskedda Zau e di tante altre donne nuoresi, le terre vennero vendute ugualmente e i ribelli arrestati per poi successivamente essere graziati.

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