Rifiuti radioattivi – Dalla regione un NO definitivo e irrevocabile
Sogin, società dello Stato italiano, ha trasmesso martedì 15 marzo, al ministero della Transizione Ecologica la proposta di CNAI (Carta nazionale delle aree idonee) che indica i 14 siti potenziali della Sardegna per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi.
Come dichiarato da Sogin, la CNAI è stata elaborata sulla base degli esiti della più grande consultazione pubblica finora svolta in Italia su un’infrastruttura strategica per il Paese, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e conclusa il 14 gennaio scorso.
La consultazione, a cui hanno partecipato centinaia di soggetti direttamente interessati al progetto del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, si è articolata in tre fasi.
Le regioni interessate per i siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi in Italia sono: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Sogin quindi, continua a ribadire la sua tesi di idoneità dei siti individuati sull’isola, nonostante le osservazioni avanzate da ISDE a gennaio 2021.
Per quanto riguarda la regione Sardegna sono 14 i siti potenzialmente coinvolti, visualizzabili nella mappa CLICCANDO QUI.
Il presidente della regione Christian Solinas, ribadisce ancora una volta il rifiuto categorico, definitivo e irrevocabile ad ogni ipotesi di utilizzo del territorio sardo per il deposito di rifiuti nucleari, ricordando che nel 2011, in occasione del referendum, oltre il 97% del popolo sardo votò contro la localizzazione delle scorie sull’isola.
Puntualizza inoltre, il fatto che la Sardegna ospita più della metà delle servitù militari presenti in Italia, circa il 65%, a danno della valorizzazione del territorio isolano.
“E’ evidente – dichiara il Presidente Solinas – l’irragionevolezza di una eventuale decisione“.
“I rischi, in caso di incidente, sarebbero enormemente accresciuti dalla impossibilità per la popolazione di essere efficacemente e rapidamente evacuata dalle zone interessate. Un altro aspetto da considerare riguarda la peculiare caratteristica del sistema idrico sardo, che per ragioni legate alla lotta alla siccità, è fortemente integrato quindi, un eventuale evento incidentale potrebbe rapidamente compromettere l’intera riserva idrica regionale“.
“Nessuna area tra quelle individuate è inoltre in grado di garantire le esigenze di isolamento da infrastrutture antropiche e da attività umane. Tutte le aree presentano inoltre un rischio archeologico alto o addirittura altissimo, molte di esse impattano su aree gravate da usi civici e su infrastrutture critiche rilevanti o strategiche”. “La nostra ferma e motivata opposizione e’ dunque irrevocabile” – conclude il Presidente Solinas.
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