Istat Il 627 degli italiani ha un diploma superiore 16 in meno della media europea
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Il 26,8% dei giovani di 30-34 anni hanno un titolo di studio terziario contro più del 41% tra i coetanei dei paesi Ue

La partecipazione alla formazione nella primissima infanzia ha subito una battuta d’arresto nonostante il lieve aumento nella disponibilità di strutture e posti. Stabile al 28% la percentuale di bambini di 0-2 anni che frequentano l’asilo nido (media triennale del periodo 2019/2021). Nel 2021, in Italia, il 62,7% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore, oltre 16 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. I giovani di 30-34 anni che sono in possesso di un titolo di studio terziario sono il 26,8% in Italia contro più del 41 per cento tra i coetanei dei paesi dell’Unione europea. Nel 2019, 2020 e nel 2021, in Italia si è interrotto il costante, seppur lento, aumento della quota di laureati. In Italia, nel 2019, hanno conseguito un titolo terziario circa 416mila persone, il 57,4% delle quali sono donne. Il primato femminile, tuttavia, si perde quando si entra nel dettaglio delle discipline scientifico-tecnologiche, le cosiddette discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). In Italia la percentuale di titoli terziari STEM sulla popolazione di 20-29 anni, si attesta all’1,9 per cento per i maschi e all’1,3 per cento per le femmine, entrambi al di sotto della media europea (rispettivamente 2,8 per cento e 1,4 per cento). Nel 2021 in Italia, il ricorso alla formazione continua, nelle 4 settimane precedenti l’intervista, riguarda il 9,9 per cento della popolazione di 25-64 anni, in ripresa rispetto alla flessione registrata nel 2020 (7,1 per cento, era 8,1 per cento nel 2019). Nell’anno scolastico 2020/21 i ragazzi e le ragazze della classe terza della scuola secondaria di primo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza almeno sufficiente sono il 39,2 per cento per le competenze alfabetiche (+4,8 punti percentuali rispetto al 2019) e il 45,2 per cento per quelle numeriche (+5,1 punti percentuali rispetto all’anno scolastico 2018/19).

Nel periodo tra marzo e giugno 2020, il 91,4 per cento degli scolari e studenti tra 6 e 19 anni dichiara di aver svolto lezioni online, con quota non irrilevante di ragazzi che ne sono rimasti fuori (8,6 per cento) Appare particolarmente critica la situazione per i bambini della scuola primaria, il 17,1 per cento dei quali non ha mai fatto lezioni online con gli insegnanti nel periodo marzo-giugno 2020. Il 65,8 per cento degli studenti che hanno seguito le lezioni online riferisce di aver avuto difficoltà: tre quarti dei ragazzi che hanno seguito online hanno avuto problemi legati alla qualità della connessione e il 45,8 per cento ha avuto problemi di concentrazione e motivazione. Nell’anno scolastico 2020/2021, nelle quattro settimane precedenti l’intervista, il 30,4 per cento degli studenti è tornato a svolgere lezioni interamente in presenza e l’8,6 per cento prevalentemente in presenza; (il 30,1 per cento ha seguito metà in presenza e metà a distanza, e una quota consistente ha svolto lezioni interamente o prevalentemente on line (30,5 per cento). Le difficoltà incontrate dagli studenti nella didattica a distanza diminuiscono rispetto all’esperienza del lockdown, ma ancora riguardano il 62,6 per cento dei ragazzi, e le difficoltà di connessione (il 71,1 per cento di chi ha seguito lezioni online) e di concentrazione/motivazione (47,7 per cento) continuano ad essere gli aspetti negativi maggiormente segnalati. Ancora alta, sebbene in calo, la quota di giovani tra 18 e 24 anni che sono usciti prematuramente dal sistema di istruzione e formazione dopo aver conseguito soltanto il titolo di scuola secondaria di primo grado. Nel 2021 sono il 12,7 per cento (erano il 14,2 per cento nel 2020). La quota di giovani di 15-29 anni che non studia né lavora (NEET) cala leggermente nel 2021 (23,1 per cento), ma non torna al livello pre-pandemia (22,1 per cento nel 2019).

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