"Non si può andare avanti così - Governo ci dia risposte immediate"
Sono oltre 400 gli autotrasportatori sardi che hanno deciso di non fermarsi e far partire la manifestazione contro il caro-carburante.
Da nord a sud, la protesta è scoppiata in tutta l’isola, scendono in campo anche molte donne del comparto, soprattutto titolari di imprese.
Da quanto si apprende la manifestazione andrà avanti ad oltranza, o perlomeno fino a quando non arriveranno risposte concrete o soluzioni da Cagliari e soprattutto da Roma.
A Cagliari mezzi fermi già dalle prime ore del mattino, verso le 6:00 sono iniziati ad arrivare i primi camion, circa una ventina si sono fermati al porto industriale, altri 40 presidiano l’ingresso del porto di Cagliari, nella zona di accesso delle merci.
Sulla Statale 131 un corteo di autotrasportatori del nord Sardegna marciano a passo d’uomo lungo l’arteria stradale principale dell’isola.
A Porto Torres la manifestazione è partita intorno alle 8:00, dal molo Asi della zona industriale. Dopo una breve sosta davanti all’ingresso dello stabilimento Eni i camionisti hanno poi seguito il corteo sulla Statale 131, che viaggia in direzione Muros, dove attueranno un presidio nella zona industriale.
Mossi dalla stessa causa, oggi ad accompagnare la protesta degli autotrasportatori, ci saranno anche i pescherecci dello strascico della marineria di Porto Torres, anche loro si fermano, e resteranno ancorati alla banchina del molo Segni.
Altre proteste e presidi sono previsti anche al porto di Oristano, a Olbia Isola bianca, a Nuoro Pratosardo e nella zona industriale di Tossilo-Macomer, Samatzai, Villacidro e Monastir, e probabilmente anche nello scalo industriale di Macchiareddu.
Si uniranno alla protesta anche pastori e agricoltori, che hanno organizzato per sabato 19 marzo una nuova mobilitazione.
Ad annunciarlo per quanto riguarda i pastori sardi, è Gianuario Falchi, che con un comunicato sul gruppo Pastori di Sardegna spiega:
Inoltre come riportato da ANSA – Falchi ha dichiarato: “Con questo innalzamento dei prezzi e dei costi è impossibile andare avanti e noi pastori siamo colpiti due volte: dal carovita delle famiglie e poi dal dramma delle campagne”
“Stiamo vivendo una situazione climatica assurda con tanti mesi di siccità, che non fa crescere un filo d’erba, i prezzi alle stelle dei concimi, con costi triplicati, del gasolio agricolo (ora 1,80 euro) e dei mangimi, schizzati in un anno dai 30 ai 50 euro a quintale, con le aziende che ci hanno già anticipato che mancheranno le forniture perché le navi che arrivano dalla Russia e dall’Ucraina sono ferme a causa della guerra”.
“Ora stiamo sfamando il bestiame e razioniamo le scorte, ma tra un po’ gli animali inizieranno a soffrire la fame – E’ da due anni che si parla solo di Covid e ora solo di guerra e ma i politici non si rendono conto che il popolo è in guerra per la sopravvivenza e che servirebbe invece la dichiarazione di stato di calamità naturale e lo stato di crisi nazionale“